“La schiena rotta, graffiata dai sacchi pieni di merce, la neve nelle ossa e il sogno di una zuppa calda. Dolore, fame e freddo. È il ricordo della mia vita da contrabbandiere (posso dirlo? tanto è tutto prescritto…) nel dopoguerra. Sono nato con gli sci ai piedi, non c’era nulla e, qui, a due passi dalla Svizzera, in tanti siamo sopravvissuti così. Neanche vent’anni compiuti, come i finanzieri sbattuti dal sud Italia quassù per controllare il passo del San Bernardo. Ci vedevano, lo sapevano, l’importante era mettere nei sacchi caffè, sigarette, ma non droga, quella mai. Chiudevano un occhio, anche tutti e due, perché c’erano poche alternative alla miseria, credetemi. Nei gabbiotti gelidi e innevati, in cambio della libertà, dividevamo scarpe e quel poco di cibo che si riusciva a mettere in pancia.
Un giorno cambia il loro capo, ordina di cacciarci e salta tutto. Lo vedete quel canalone laggiù? Ecco, mi accorgo d’essere braccato e decido di scappare verso il burrone e di portarmelo dietro. Conosco ogni piega di queste montagne, il finanziere meridionale a mala pena stava in piedi sugli sci di legno. Così inchiodo di colpo e lo lascio saltare davanti a me, nel vuoto. Sono salvo, penso, con il cuore esploso nel petto. Giro e scappo verso la libertà. Ma metro dopo metro non riesco a non pensare a quel ragazzo. Ferito sicuramente, dopo quel volo di tanti metri, ma, così, condannato a morte. E allora no. Mi tolgo gli sci, il sacco, rotolo e corro nel fondo del canalone. Lo vedo: è vivo, malconcio, ma vivo. Un braccio e l’anca rotta, scoprirò poi.
Me lo carico in spalla, non so quanto ci ho messo a risalire con quel peso sulla schiena. Ma ci sono riuscito. Ancora lo sento proprio qui, qui sul collo… Eravamo solo due poveracci che cercavano di stare al mondo. Uguali. E insieme ce l’abbiamo fatta. A distanza di tanti anni siamo ancora vivi e da quel pomeriggio non ci siamo più lasciati. È ancora e sarà per sempre il mio migliore amico”.
Così Giuseppe Vuillet, con gli occhi lucidi e la voce opaca dall’emozione ha raccontato la sua Valle d’Aosta. Una delle storie regalate a Dove Academy. Tutto il resto lo trovate nel reportage sul numero di novembre di DOVE (presto anche qui online). E capirete la differenza tra un weekend in montagna e l’abbraccio della Valle d’Aosta.
Insieme al numero di novembre, da oggi in edicola (a soli 2 euro, in aggiunta al prezzo della rivista) c’è anche il Calendario di DOVE 2018: un anno di viaggi e di sogni da vivere insieme. Dodici mesi di immagini firmate dai reporter che lavorano con noi, per accompagnare i nostri lettori tra gli incredibili paesaggi del nostro pianeta. Con i rimandi ai rispettivi dodici reportage da cui sono state tratte le foto e con tutte le dritte sulla destinazione e sul viaggio giusto mese per mese. Da scoprire subito in anteprima nello SPECIALE CALENDARIO 2018
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