Belfast: cosa fare e vedere nella città dov’è scoppiata la pace

Beppe Calgaro

I lettori del sito web del quotidiano britannico The Guardian hanno eletto l’anno scorso Belfast “Miglior meta turistica del Regno Unito”. Una città giovane, a capo del più giovane stato britannico (38 anni l’età media, tra le più basse nell’UE, secondo dati della Northern Ireland Assembly, il parlamento del nord). Dove vivere costa poco: si spendono 573 euro al mese per un monolocale in centro, contro i 1.823 euro di Londra, secondo Numbeo, database online sul costo della vita. A Belfast il governo sovvenziona generosamente le realtà culturali no profit; la Queens University è per il Times tra le migliori della nazione. Intanto, l’aeroporto George Best è finalista ai prestigiosi World Routes Marketing Award come miglior scalo sotto i quattro milioni di passeggeri annui. E il St. George Market cittadino ha vinto l’Observer Food Monthly Award 2016 nella categoria “mercati alimentari d’eccellenza”. Infine, Belfast è oggi la base migliore per partire all’esplorazione della Causeway Coast, regione a nord della capitale celebre per le sue strade lungocosta e le spettacolari formazioni rocciose della Giant’s Causeway, il “Selciato del gigante”, che Lonely Planet ha appena dichiarato al primo posto tra le regioni del mondo da vedere nel 2018

Una ragione in più per scoprire la capitale dell’Irlanda del Nord: indirizzi, curiosità e idee su cosa fare e vedere a Belfast.

Che cambiamento per quello che, ancora negli anni Novanta, era conosciuto soltanto come il grigio scenario della guerra civile tra protestanti e cattolici indipendentisti. Una città nuova che non si ferma più. Neanche davanti alla Brexit. Il referendum che l’anno scorso ha approvato l’uscita del Regno Unito dall’Ue, in Nord Irlanda ha registrato un netto prevalere dei no. Certo, hanno pesato, in questo voto, i tre miliardi e mezzo di euro di contributi europei stanziati per l’area fino al 2020, fondamentali per la rinascita. Ma non è l’unica spiegazione. In questo momento di trasformazioni, c’è chi nel Paese rispolvera il sogno di staccarsi dalla Gran Bretagna, stavolta in modo pacifico. Magari sulla scia del referendum che la Scozia intende indire sullo stesso tema e del nuovo vento secessionista che soffia dalla Catalogna. Per cercare poi una storica riunificazione con i fratelli dell’Eire.TITANIC-BELFAST-PORT-DSC_6865-1

Dal naufragio alla rinascita

Tutto è iniziato con un naufragio. Quello del Titanic, che proprio tra le immense vasche di carenaggio dei cantieri navali di Harland & Wolff – oggi visitabili – vide la luce nel 1912. Dal suo mito di tragedia e di gloria è partito il più vasto progetto di riqualificazione d’Europa: quello delle Wastelands e dei Docklands, immense aree abbandonate sulla foce del Lagan, a nordovest del centro. Fu l’allora sindaco Wallace Browne, nel 2005, ad annunciare l’ambizioso, per molti impossibile, sogno del Titanic Quarter, un volano per far ripartire l’economia e il turismo. Nel 2012, a un secolo dal tragico viaggio del transatlantico, cinque anni dopo l’uscita del kolossal hollywoodiano sulla tragedia, era già pronto il Visitor Centre: 14mila metri quadri sotto una teca in vetro che ricorda una prua, progettati da Eric Khune. Un percorso multimediale che ricostruisce la crociera fatale, il vecchio scivolo che diventa una piazza con un’illuminazione notturna spettacolare. Ecco oltre tre milioni di visitatori in quattro anni, e un incremento delle presenze annue del 10 per cento. Lungo la sponda nord del fiume si avverte come tutto, in realtà, sia appena iniziato, tra edifici ancora in restauro e cantieri che stravolgono lo skyline, come i 15 piani d’acciaio che dal 2018 ospiteranno un Marriott Hotel e il suo rooftop bar. Tutto pensato in chiave sostenibile: dai grandi spazi verdi, ai pannelli fotovoltaici, alle onnipresenti piste ciclabili.

Dal Titanic Quarter una lunga ciclabile corre verso sud, tra giardini, vecchi mulini e palazzi di design che fanno capolino tra i giunchi, fino al Lagan Weir, massiccio ponte pedonale progettato negli anni Novanta come nuovo ingresso alla città. Appena al di là del fiume, in pieno centro, c’è il St George’s Market, ormai simbolo della new Belfast: un mercato vittoriano riconvertito in tempio della gastronomia, con tanti tavoli e un centinaio di banchi alimentari che il sabato e la domenica servono dagli hot dog all’Ulster breakfast (salsiccia, uova, fagioli e pane fritto), dallo stufato irlandese (anche in versione leggera) alle ostriche col limone e alle acciughe: fresche e guizzanti, o sul pane, con burro fuso. Dall’uscita del mercato s’imbocca Victoria Street, con i tipici palazzi rossi intervallati da edifici più moderni, che però si mantengono bassi e non invasivi.Aether-&-Echo-pub-DSC_1899

Disco, classica o new folk

L’intero Cathedral Quarter, a nord del centro, è un esempio impressionante di riqualificazione. Un’area che, in appena cinque anni, si è riconvertita da zona malfamata a quartiere culturale d’interesse europeo. Una prima spinta l’ha data nel 2012 l’apertura del Metropolitan Arts Centre, il MAC, in una torre trasparente, premio al miglior nuovo edificio britannico nel 2015. Il comune ha poi ristrutturato i vecchi edifici della zona per destinarli ad associazioni culturali di vario genere in cambio di un affitto simbolico. Un esempio tra tutti è l’Oh Yeah Music Centre, locale, sala per concerti e centro sviluppo per giovani musicisti dove, chiunque si incontri, specie al giovedì sera, dedicato ai talent scout.

Anche la musica classica, a Belfast, ha un tempio d’eccezione: il Teatro Lirico, che ha visto la luce nel 2011, è stata la prima grande opera dell’ultimo quinquennio. Sulla riva del Lagan, nel Queen’s Quarter, a sud del centro, vanta più di quattromila metri quadri di spazi e una sala da 400 posti con un’acustica definita la migliore del Regno Unito. Per scoprire se è vero bastano 10 sterline, prezzo da cui partono i posti in platea. St-George's-Market-DSC_9456

Giardini, linerie e pub

Intorno al teatro c’è il principale polmone verde di Belfast, i Botanic Gardens. Nelle domeniche di bel tempo diventa meta di famiglie o di studenti della vicina Queen’s University: si può fare un picnic sui prati, passeggiare tra le eleganti serre vittoriane, visitare il vicino Ulster Museum che, con le sue collezioni d’arte, storia e scienze naturali, abbraccia tutta la cultura irlandese. Tornando verso il centro, pedalando tra le case Tudor di University Road, si arriva nel Linen Quarter. Un tempo era il centro del fiorente commercio del lino, quando a Belfast, a cavallo tra XIX e XX secolo, l’industria di questo tessuto rappresentava il 40 per cento dell’economia e la città era chiamata Linenopolis. Nei suoi vecchi magazzini spuntano oggi ristoranti gourmet, come il James Street Bar and Grill, celebre per la carni alla griglia, e locali alla moda come il Chinawhite, night club dal lusso orientaleggiante aperto nel 2014, che fanno del quartiere una meta della movida. Il rilancio della scena dei pub, storici o sapientemente restaurati con gli euro di Bruxelles, tra qui e il centro, è stato del resto uno dei primi segni del grande risveglio e del ritorno della voglia di uscire in strada. Dal lunedì, quando all’antico John Hewitt scatta la serata jazz FatLip, al martedì del Fibber Magees, dove giovani band portano sul palco l’allegria del nuovo Irish Folk. Il mercoledì il Dirty Onion, in una cubica palazzina bianca, ospita concerti i della Filarmonica Giovanile di Belfast, mentre ogni giovedì, un isolato a sud, il nuovo 39 Gordon Street, di gran moda, diventa disco-club. Ad altri due passi, il weekend si apre con la musica dal vivo del The Black Box, tra pub e discoteca, e prosegue fino a domenica con birra a fiumi e folla in strada quasi ovunque. Basta però rifugiarsi al Rita’s per un cocktail in relax tra atmosfere coloniali e clientela hip-chic. E The Spaniard è il luogo del rendez-vous domenicale per gli amanti del revival: note anni Sessanta e Settanta, con oltre 50 etichette di rum in cantina.THE-TROUBLES-OF-BELFAST-THROUGH-BLACK-CABS-DSC_2201

Al di là dei muri

Ci sono tutti i segni di una nuova vocazione turistica della città. Confermata dai dati. Più 8 per cento di visitatori nel 2015. Altrettanto nel 2016. Un mercato immobiliare che cresce, anche in quartieri segnati da mezzo secolo di abbandono e di “muri della pace”, quelli con cui il governo voleva impedire i contatti fra tra cattolici e protestanti. Cupe cancellate alte fino a dieci metri, oggi meta di un turismo della memoria che serve però a capire la portata della nuova stagione della città. Anche se qui la fazione della zona in cui ci si trova si capisce ancora al primo sguardo. A Shankill, periferia ovest, culla protestante, la bandiera britannica svetta su ogni casa. Il quartiere è una sorta di museo della street art, con tanto di comitato comunale per la manutenzione dei graffiti. Svoltando per Falls Road, cuore del quartiere cattolico più a sud, ecco invece scritte e disegni a tema nazionalista, bandiere dell’Ulster, l’antica provincia nordirlandese, e della Repubblica d’Irlanda. Tutto sotto l’ombra del Rise, enorme scultura sferica di 38 metri. Poco più in là, il Crumlin Road Gaol, ex carcere politico, è ora un centro congressi, in parte visitabile. Qui trascorse i primi giorni di prigionia Bobby Sands, patriota icona della resistenza. La sua effigie campeggia un po’ ovunque sui muri cattolici. Ma ci sono anche artisti che stanno inframmezzando ai simboli e graffiti del passato nuovi temi (la mappa aggiornata è su belfast-murals.co.uk): murales per George Best, mitico calciatore locale, o per il romanziere C.S. Lewis e la sua fatata Narnia. O altri che raccontano anche solo la vita quotidiana in città, come un paesaggio naïf su Donard Street: signore che fanno la spesa, cani, motorini… Semplicemente, la gente di Belfast.

L'articolo Belfast: cosa fare e vedere nella città dov’è scoppiata la pace sembra essere il primo su DoveViaggi.it.



from DoveViaggi.it http://ift.tt/2i388yW
via IFTTT

Commenti