Nuovi locali a Milano: i migliori cocktail bar e ristoranti

Le nuove tendenze nascono a Milano. Il capoluogo meneghino parte dal bancone, dove continua a giocarsi la vera partita, per arrivare a esplorare nuovi stili e contaminazioni. Perchè se il bere miscelato ha preso piede, con un pubblico sempre più appassionato al fantasioso universo della mixology, sono oggi in molti, giovani imprenditori e anche grandi compagnie alberghiere, a imboccare la via della sperimentazione, aprendo locali che vanno oltre il semplice bar, ristorante, hotel. Si punta sulla qualità e su un’idea originale, con una scommessa che rompe la tradizione dell’ospitalità in senso lato e mescola esperienze e tradizioni. Dopo l’Expo la città lombarda ha spinto sull’acceleratore ed è partita a grande velocità, inaugurando moltissimi indirizzi che danno un nuovo significato ai concetti di bere, mangiare, dormire. Scoprite tutti i nuovi locali a Milano nella gallery

La prima distilleria di gin in città

Alessandro Longhin e Davide Martelli, entrambi con un passato nel mondo della moda e della comunicazione, negli ultimi due anni di locali ne hanno aperti ben quattro. “Il nostro tratto distintivo? Il ritorno alla materia prima con una ricerca maniacale della qualità negli ingredienti, uno stile nel servizio e nelle location che dialoga sia con la tradizione italiana, sia con l’esperienza internazionale, newyorkese prima di tutto. E un’idea di fondo: il cocktail non è più solo un momento che precede o segue la cena, ma diventa il protagonista dei menu, anche in abbinamento a piatti tradizionali o ricette creative.” Sono nati così il Botanical Club in zona Isola, prima distilleria artigianale di gin aperta in una città italiana, dalle atmosfere di un moderno bistrot, il Botanical Club in zona Tortona, proprio di fronte al Mudec che, con il suo spettacolare bancone, le luci, le grandi vetrate, dialoga con l’esterno e la nuova contemporaneità del quartiere, e propone una sperimentazione nelle botaniche ricercate per il gin e nella materia prima nel raw food. Quindi l’Idèal, piccolo bar-rifugio da 20 posti in zona Vercelli con una signature cocktail list che spazia trasversalmente per tutti i distillati di altissima qualità, dove si stanno studiando il ghiaccio naturale e le sue cristallizzazioni, l’invecchiamento dei cocktail (non degli spirits) in botte e anfora, la produzione di alcolati, tinture e liquori. Infine, l’ultimo nato (a luglio) Champagne Socialist in zona Venezia, il cui nome vuole esser una provocazione all’approccio radical chic nel vino, dedicato a una nicchia, i vini naturali, vivi. “Vogliamo far conoscere sapori e storie di giovani vignaioli indipendenti e pure un po’ matti” continua Longhin. “Oltre a una selezione diretta di etichette da Francia, Austria, Italia, proponiamo il Socialist, vino naturale – bianco, rosso e bollicina, in bottiglia e alla spina – a rotazione, in una sorta di percorso di ricerca “. Il costo? Meno di 10 euro a bottiglia.

Vero, nudo e crudo

Sul ritorno alle materie prime punta tutto anche Rocco Micoccio (31 anni) calabrese, titolare di Ecrudo, nuovissimo ristorante in zona Tortona. Elegante, raffinato e curato in ogni suo particolare. La filosofia? “Il ritorno alla terra, al crudo non nel senso di non cucinato, ma di ingrediente originale, proposto vero, nudo e crudo. Un pensiero che ritorna negli arredi: pietra e legno, tutti al vivo. E nel grande tavolo in olivo, che accoglie gli ospiti all’ingresso, vecchio di 140 anni”. In cucina il siracusano Giacomo Montelli (52 anni) che gioca con le ricette mediterranee di carne e pesce, e propone piatti che invitano al convivio, da condividere. Da ordinare? La caponata di melanzane viola con polpo croccante e il carpaccio di centrofolo viola, pesce dalle carni sode, che vive a oltre 700 metri di profondità, accompagnato da cipolle contadine con mosto rosso.

Dormire con l’arte

L’arte non solo come estetica ma come benessere. Perché produce effetti benefici sull’umore ed è un potente elisir di rigenerazione. Provare per credere. Questa l’idea della famiglia Marzot che ha fatto dello Spadari al Duomo un autentico art hotel (restaurato di recente), una galleria contemporanea sempre sotto gli occhi degli ospiti. “Abbiamo scelto l’arte come espressione del nostro stile e filosofia di accoglienza” spiega Piero Marzot (la madre Marida Martegani è una grande collezionista). Negli spazi comuni e nelle 40 camere con vista sulle guglie del Duomo si sta in compagnia dei lavori di giovani artisti contemporanei emergenti e celebri. Qualche nome? Mimmo Paladino, Sandro Chia, Giò Pomodoro, Valentino Vago, Martin Disler, Mario Schifano, Katharina Grosse, Salvatore Fiume, Herbert Brandl, Marcello Pietrantoni e Giuseppe Maraniello. Nulla è lascito al caso. Nemmeno gli arredi, firmati da Ugo La Pietra, architetto e designer. Con un invito: lasciarsi coinvolgere dalle emozioni.

Albergo o museo?

L’underground scelto come nuovo concept di ospitalità, coinvolgendo l’arte urbana per dipingere corridoi, tetto e spazi comuni. Nel nuovissimo Nyx Milan Hotel, una torre di 12 piani a pochi passi dalla stazione Centrale si dorme immersi nella street art. Milano è stata infatti scelta per il debutto in Europa della catena alberghiera Nyx che propone quattro stelle con focus su arte e design. Tredici gli street artist italiani coinvolti, tra i quali Yama11, Seacreative, Andrea Casciu, Jair Martinez, Corn79, Orion, Etnik, Skan, Moneyless, UrbanSolid, la Ead Crew. Ogni opera è accompagnata da una didascalia che ne spiega significato e ispirazione. E che coinvolge in una storia fantastica senza fine. Al pianterreno, uno spazio apposito per mostre temporanee che apre l’albergo alla città.


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