Maiorca è la California d’Europa, una nicchia culturale naturale. Parola dell’artista reggiano Fabrizio Plessi, tra i pionieri dell’arte digitale, famoso per le sue videoinstallazioni. “Mi ha conquistato la sua luce, che si può tagliare con un coltello. L’ho scoperta in occasione di una mia mostra a Palau Solleric, a Palma di Maiorca, 20 anni fa, e da allora trascorro lunghi periodi nella mia casa Sa Pedra, alle porte di Santanyí, dove nascono tutte le mie opere. Nel 2018 la città mi dedicherà un museo”.
La maggiore delle
Isole Baleari offre molto di più delle sue spiagge, delle anse cristalline, di locali alla moda. È un’isola fascinosa anche per altro: tesori d’arte, passioni collezionistiche, musei. Dissolto poi il pienone dell’estate,
Maiorca si prepara alla quieta dolcezza dell’autunno, il periodo giusto per visitarla e scoprire perché ha sempre attirato artisti e intellettuali. “Non potrei vivere in un posto da dove non si vede il mare”, diceva
Joan Miró (1893-1983), che scelse di vivere a
Palma, dal 1956 alla fine dei suoi giorni, avvantaggiato da legami familiari e dalla moglie maiorchina Pilar. “Mio nonno aveva bisogno di spazio e silenzio e comprò
Son Boter, una vecchia casa rurale vicina allo studio, costruito dall’architetto Josep Lluís Sert: il nucleo della futura
Fundació Pilar i Joan Miró, un tempo in piena campagna e ora inglobata dalla città”, racconta il nipote
Joan Punyet Miró, storico dell’arte e anima della fondazione.
Rafael Moneo realizzò invece, nel 1992, l’edificio che ospita la collezione permanente e gli spazi per le mostre temporanee. Luoghi, in particolare i primi due, dove si ritrova lo spirito più autentico dell’artista. “Miró, nell’ultimo periodo della sua vita, fu prolifico e creativo. I graffiti alle pareti e le quattro opere incomplete risalgono a quando aveva 85 anni”. Anche
Antoni Gaudí, l’architetto della Sagrada Família di Barcellona, ha lasciato traccia a Palma: lavorò al restauro della
cattedrale gotica di Santa Maria. Suo il tocco modernista e mistico nello stesso tempo. Inconsueta invece la rappresentazione in ceramica del miracolo dei pani e dei pesci dell’artista contemporaneo maiorchino
Miquel Barceló, che riveste a tutta altezza la cappella a destra dell’abside. Il particolare curioso? L’installazione è stata realizzata in Campania, a Vietri, in collaborazione con il ceramista Enzo Santoriello.
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Non lontano, nelle strade sinuose, ricordo della dominazione araba, una serie di
gallerie d’arte segna il ritmo della Palma contemporanea. “Ricche di iniziative anche nei mesi invernali e competitive a livello culturale”, sottolinea
Pilar Ribal, storica dell’arte, già direttore della
Fundació Palma Espai d’Art. Tra queste, la
Gerhardt Braun, a cui fa capo anche un omonimo concept store di design, e la
Horrach Moya, abbinata al
ristorante Sadrassana. Tra arte, locali e boutique, guai a dimenticare un capolavoro di stile gotico civile:
La Lonja, l’antico mercato del pesce.
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Se Palma è – ed era – il punto di riferimento per tutta l’isola, gli artisti hanno sempre preferito vivere in piccoli centri, come
Deià, sulle alture della Serra de Tramuntana, tra olivi e scorci marini. Un luogo di cui si innamorò anche lo scrittore e poeta inglese
Robert Graves (1895-1985), stabilitosi qui, su consiglio dell’amica Gertrude Stein, dopo la guerra civile spagnola e la Seconda guerra mondiale, con la seconda moglie Beryl. La casa dove scrisse molte sue opere, tra le quali
Io, Claudio, è ora un museo, interessante per comprendere meglio il suo genio letterario e avere un’idea della vita del posto, allora remoto. Oggi è animato da bar, ristoranti e piccoli negozi e si raggiunge, con il bus 210, dalla stazione di Palma. Intorno alla chiesa si stringono le abitazioni in pietra, che conservano l’aspetto originale grazie a una legge di tutela molto severa. Non sfugge alla regola
La Residencia, rispettosamente integrata nell’ambiente. L’hotel accoglie una collezione di opere di Miró e sostiene la comunità artistica di Maiorca con varie iniziative, dalle mostre nella galleria d’arte interna alle visite guidate che la pittrice
Cecile Sheridan conduce negli atelier di Deià. Tra questi, il pittore e musicista
David Templeton,
Arturo Rhodes e
Leila Ward. L’albergo vanta inoltre uno scultore residente,
Juan Walderer.
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La pittrice e scultrice
Francesca Martí, maiorchina doc, che recentemente si è dedicata alla fotografia stampata su metallo accartocciato, invece, vive e lavora a
Sóller. “Da qui le mie opere viaggiano per il mondo”. Famosa per le arance, Sóller può essere raggiunta da Palma anche con un
treno in legno del 1912. Nella stazione, due sale sono dedicate a opere di Picasso e Miró. Da vedere la casa-museo
Can Prunera, gioiello modernista. A pochi chilometri, ecco
Valldemossa, un altro grappolo di edifici in pietra con la certosa in cui
George Sand trovò alloggio insieme ai figli e all’amante
Frédéric Chopin, nel 1838. Non si può partire senza visitare, ad
Alcúdia, nel nord dell’isola, la
Fundación Yannick y Ben Jakober, degli artisti
Marie-Claire Yannick Vu e
Ben Jakober, il cui cuore è la dimora in stile moresco, firmata dall’architetto Hassan Fathy nel 1978. Si visitano gli spazi sotterranei, uno dedicato a opere contemporanee, l’altro a un’insolita collezione di ritratti di bambini dal XVI al XIX secolo, e si passeggia in giardino tra le sculture di Jakober, mentre intorno la vegetazione mediterranea riverbera colori e profumi impregnati di mare.
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