Viaggi in moto: istruzioni per l’uso

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Se si parla di moto e di viaggio, la mente vola verso tre mitologici, immortali, punti di riferimento. Il primo è Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, libro culto di Robert M. Pirsig che attraversò gli States con il figlio undicenne in sella alla sua vecchia Honda SuperHawk, nel 1967. Poi I diari della motocicletta, che raccontano le peregrinazioni di Che Guevara con l’amico Alberto Granado per le vie terrose dell’America Latina, con la celebre Norton 500 detta “la Poderosa”. Ed infine c’è Easy Rider, dove Dennis Hopper, Peter Fonda e Jack Nicholson viaggiano da Los Angeles alla Louisiana su due sontuose Harley Davidson, che rappresentano la quintessenza della libertà. La moto, Harley o scooter che sia, è il simbolo del viaggio libero. Ed è vero: le due ruote sono un mezzo di trasporto e insieme un mezzo per conoscere persone, destare simpatia, sentire i luoghi con tutta la pelle, a pieni polmoni, senza mediazioni, perché ti tengono vicino alla terra, sempre. Liberi sì, ma con qualche accorgimento e una premessa: chiunque può fare un lungo viaggio su due ruote, non è roba da supereroi, però non è nemmeno come un fly&drive. E allora ecco una manciata di suggerimenti, dettati da qualche anno di esperienza e da qualche decina di migliaia di chilometri macinati in scooter o con moto di fortuna.

Il bagaglio è il trucco del mestiere
“Si può fare tutto, basta avere l’attrezzatura giusta”, dicono i motociclisti più scafati. Quindi mano alla check list: medicazioni, crema solare, spray antizanzare, cerotti, acqua, sali minerali per la disidratazione, carta igienica, capi caldi anche se si viaggia in Africa, tuta anti pioggia, tanica pieghevole per benzina, accendino, torcia, guanti di lattice e guanti da guida, nastro adesivo resistente, elastici con ganci, fascette di plastica, cacciaviti e pinze (dotazione minima, se non siete meccanici meglio non osare troppo), sapone, mollette e filo per i panni (bagaglio leggero significa lavaggi frequenti), una giacca per gli uomini e un abitino per le signore… Non si sa mai cosa capita nel corso dei viaggi in moto.

La regola del 10%
Se il vostro itinerario, sulla carta, prevede 10 giorni di viaggio, prendetevene 11. Se ne prevede 20, prendetene 22. O, viceversa, accorciate il tragitto per avere sempre il 10% del tempo libero per un “fuoriprogramma”. Non sempre sarà piacevole: potrebbe essere il tempo di attesa necessario per la pompa della benzina rotta o per far passare le raffiche di vento e il temporale. Ma potrebbe anche essere un’inatteso invito a cena, un concerto di cui non sapevate, una variazione di itinerario per vedere un luogo che sulle guide non è nemmeno citato. Lo spazio libero per l’imprevisto, nel viaggio in moto, è ciò che ricorderete con più gioia. La carta vince sempre
Un navigatore satellitare risolve tanti problemi. Però occupa spazio, necessita di un caricatore, è da portare via ogni volta che scendete dal mezzo e soprattutto non sempre vi aiuterà. In linea di massima, a meno che il viaggio non sia davvero avventuroso, è sostituibile con lo smartphone, installando Google Maps, le cui mappe si possono scaricare e usare anche offline. Ma serve una power bank, cioè una batteria di riserva per ricaricarlo in viaggio. E attenzione al troppo caldo, che farà andare in blocco il telefono. Insomma non siamo mai sicuri. A meno che – ed ecco il consiglio di chi si è già trovato sperso e senza indicazioni elettroniche – non abbiate con voi la cara vecchia mappa di carta. Cercatela prima di partire, sceglietela, studiatela. Sarà la vostra migliore amica. L’autostrada non esiste
Il mondo è fuori dalle highway. Il vento sulla faccia, il profumo dei cibi di strada, salutare i passanti, chiedere indicazioni e fermarsi a bere un tè insieme a uno sconosciuto: questo è il viaggio in moto. L’autostrada, quindi, non esiste. Rigorosamente strade secondarie, dove le curve danno gioia al pilota e la velocità ridotta fa felice anche il passeggero. Risparmierete i pedaggi, molta benzina e tanta noia. Scusa, hai un parcheggio?
La regola aurea del viaggio, per i motociclisti è quanto mai valida: chiedere, chiedere sempre. Non vergognatevi di fermare qualcuno per un’indicazione, un aiuto, un consiglio: le persone saranno inaspettatamente gentili con voi, se lasciate a casa la diffidenza. E se viaggiate in scooter, cioè con un mezzo piccolo, alla domanda “Dove posso parcheggiare?” riceverete le risposte più divertenti. Capita di lasciare la moto in un bar per la notte, nella hall di un albergo, nel retrobottega di un negozio di alimentari, nel garage di casa di uno sconosciuto gentile. Si trova sempre uno spazio, abbiate fede e non vergogna.

Spazio alla creatività
Che siate artisti o no, cercate di tenere uno spazio nella borsa per un taccuino, una matita e magari dei colori, una macchina fotografica, con relativi cavetti e batterie. Il viaggio in moto è per sua natura imprevedibile: potreste restare sotto una tettoia ad aspettare che spiova; potreste incontrare persone che fanno un pezzo di viaggio con voi; potreste innamorarvi di un luogo scoperto perché vi siete smarriti. In ognuno di questi casi vi verrà voglia di raccontare le vostre sensazioni, di fissare il momento in qualche modo. E ricordate che raccontare il viaggio è come viaggiare due volte. Se iniziate, non tornerete più indietro.

Non chilometri, ma sorrisi
Purtroppo molti motociclisti valutano i viaggi in moto in base alle distanze cavalcate. Come dire che il vero easy rider non ha paura di divorare la strada a cavallo del suo mezzo. Eppure il vero calcolo andrebbe fatto non sui chilometri percorsi, ma sui sorrisi ricevuti. Sugli incontri fatti, su quanti indirizzi vi portate a casa nel vostro taccuino, su quanti selfie vi chiederanno di fare… La moto è un mezzo di conoscenza, lo abbiamo detto, i chilometri sono solo un’occasione da sfruttare, non un record da battere.

* Guido Bosticco, giornalista e scrittore, insegna Scrittura creativa all’Università di Pavia e alla Scuola del viaggio. Insieme ad Andrea Bocconi, ha da poco pubblicato “Raccontare il viaggio. 30 lezioni dalla scrittura all’immagine” (Milano, Touring Club Italiano, 2017)

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