Merano, una storia romantica (e un week end Belle Epoque)

Mentre in Val Senales Ötzi si incammina verso la sua ultima avventura, quel giorno di circa 5.300 anni fa in cui fu ucciso, probabilmente da una freccia, Merano è già abitata. Sicuramente lo sono le colline attorno, ma gli uomini scendono anche a valle, sempre in movimento. Questa che passa da Merano, nell’Età del Bronzo diventerà e resterà per secoli una delle vie più importanti per mettere in comunicazioni le culture del lago e della pianura con quelle delle montagne e oltre. Quegli stessi uomini, a Lagundo, poco distante da Merano, erigono le grandi «statue steli», i Menhir antropomorfi che vedo ora esposti al Museo civico Mamming, imponenti massi scolpiti per rappresentare antenati o divinità.

Si scorgono poco gli antichi disegni, ma se te li immagini posti in verticale in mezzo a una radura nel bosco in una valle silenziosa, come grandi uomini di pietra, un certo senso mistico te lo danno. Memorie di devozione di un tempo lontanissimo, eppure a ben vedere, non siamo poi cambiati così tanto, basta vedere l’abbigliamento «da montagna» di Ötzi, assolutamente perfetto, con «cappello imbottito» di pelle d’orso e «guscio anti-pioggia» di erba intrecciata.

Il museo civico di Merano ha la bellezza di tanti altri musei del genere sparsi in tutta Italia: c’è di tutto, copre tutta la storia dell’umanità, dalla preistoria a oggi e raccoglie gli oggetti d’arte o di uso più strani: al Mamming ci sono santini e «memento mori» a forma di piccola bara intagliata, ma anche dipinti e sculture, il nuovo allestimento è contemporaneo e curatissimo, e il direttore, che ci accompagna nella visita, molto preparato.

Quando si congeda e ci saluta ci lascia che siamo sul tetto, come se ci avesse accompagnati alla soglia di casa. Penso «che strano», poi mi accorgo che proprio da lì parte una scala di ferro che sale ancora più su, all’aria aperta, verso il cielo, per atterrare in cima alla Tappeiner, la passeggiata più famosa e spettacolare di Merano, sospesa sulle alture sopra la città. Il sole è caldo, i fiori dappertutto e la città, vista dall’alto sembra un enorme e magnifico giardino verde.

LUNGO I PORTICI
Quest’anno Merano festeggia i suoi 700 anni di storia cittadina. Molto dopo i Menhir e la preistoria, esattamente nel 1317 il Sacro Romano Impero dava a Merano il suo status cittadino. In effetti la città si era ampliata pittosto dai tempi di Ötzi e compagnia: dalle alture di Castel Tirolo, da dove i Conti di Tirolo dominano un territorio sempre più vasto, dall’Adige all’Inn (che prenderà proprio da loro il suo nome) Merano si stende fiorente e il suo mercato è sempre più ricco e attraente.

Il conte Mainardo fa del mercato il centro della città: costruisce le mura, le 4 porte di ingresso e la via dei Portici, dove per la fiera di San Martino (11 dicembre) e di Pentecoste (a maggio) genti del sud e del nord si incontrano proprio qui. Come succede esattamente oggi: in questi giorni a fine maggio la città è piena di tedeschi in visita per il ponte di Pentecoste: hanno mantenuto le abitudini, e passeggiano per i portici mediovali con le case antiche di qualche secolo, si fermano a mangiare, passano da Runggaldier, il negozio di abiti tirolesi (bellissimo comprare un abito da matrimonio in stile o le eleganti mantelle in lana), e dal cappellaio Hutter, fondato nel 1872 e perfetto per comprare un cappello bianco in paglia e vivere un po’ in stile Belle Époque.

L’ELEGANZA FIN DE SIÈCLE
È proprio tra Ottocento e Novecento che Merano si trasforma e diventa elegante e romanticissima, come è ora. La principessa Sissi (e il marito, l’Imperatore Francesco Giuseppe) inizia a frequentarla assiduamente e per lunghi periodi, e crea un effetto che si può paragonare in minima parte a quello che ha creato George Clooney sul Lago di Como: tutti vogliono andare a Merano, non importa perché e com’è la città.

Sissi diventa il mito (se volete visitare un posto davvero particolare, il Cavalier Karl Platino, meranese, ha raccolto nel museo-ristorante migliaia di oggetti dedicati a Sissi, mentre «Sissi» è anche il miglior ristorante in città, con una stella allo chef Andrea Fenoglio), il palazzo e i giardini di Castel Trauttmansdorff sono il suo regno (da visitare, sono tra i giardini più belli), ma la principessa viene a cavallo in città per passeggiare lungo il Passirio. Merano è la città la cui aria fa bene, in cui le «cure» rendono la vita migliore.

Se oggi abbiamo la fissa dell’avocado e delle diete detox allora era uguale: la cura dell’uva e del siero di latte andavano per la maggiore. Ed è in questo momento, a fine Ottocento, che «si inventano» le passeggiate. Ebbene sì, la novità è che camminare fa bene alla salute, e Merano è il posto perfetto per farlo, lungo il fiume con le due passeggiate, di Inverno e d’Estate (a seconda se vuoi o meno il sole), e per continuare, sulla Gilf, meravigliosa perché entra in una gola selvaggia che oggi è «popolata» da strane creature inventate dai giardinieri, un enorme picchio, un Atlante fatto di muschio.

Da lì vedi il Passirio, che non è un fiume ma un torrente selvaggio e scrosciante e ti senti per un attimo in una giungla non-tropicale, ma piena di natura ruggente. E poi prosegui, ricollegandoti alla Tappeiner e altre passeggiate che entrano nei boschi alpini e come una rete collegano tutta la città. Poi di tanto in tanto, camminando, compiano ristoranti o bar come quello dove ci sediamo noi a prendere un bicchiere di acqua e sambuco.

Nella Belle Époque, a Merano si balla e si sente musica, nel 1900 esatto nasce il Teatro – bellissimo – e dove passare questa primavera ed estate per ammirare Merano007 lo spettacolo di luci e video in onore alla storia della città (guardate qui un video). Nasce anche la Kurhaus, architetture sontuose per il nuovo pubblico nobile che frequenta la città. Prorpio nei giorni in cui sono a Merano, sto leggendo La Donna Giusta, romanzo (eccezionale) di Sándor Márai, dove la coppia protagonista, da Praga, decide di fare un viaggio, e dove se non a Merano?

Così racconta lo scrittore: «Dunque un giorno partimmo per Merano. Era un autunno dorato. Nella luce calda e ambrata i turisti – gente ricca e spensierata – sciamavano come vespe, in un continuo brusio. C’erano americani stesi ad abbrustolisri al sole nel tepore di quelle giornate fragranti di mosto, signore francesi simili a libellule, inglesi guardinghi».

COSA SI FA A MERANO OGGI
Esattamente quello che si faceva allora: si viene per un week end, per godersi un mondo fuori dal mondo, fatto di bellezza, di giardini, di ristoranti ottimi, di un caffè sulle passeggiate, di rose e romanticismo, di un autunno dorato magari, per vedere le boutique, anche quelle nuovissime come la sede di Monocle, la rivista internazionale che oltre a un negozio a New York e a Tokyo, ha un negozio qui a Merano, dove il fondatore Tyler Brûlé ha scelto di abitare. Perché? Perché è bellissima.

E così l’abbiamo vissuta anche noi, scegliendo il meglio – trovate tutti gli indirizzi qui sotto e nella gallery sopra – e vivendo soprattutto la dolcezza di ogni momento della giornata, dalle colazioni lunghe nel magnifico giardino del nostro piccolo – ma assolutamente charmant – hotel, al sole intenso che accompagna le passeggiate lungo i giardini di Merano, all’aperitivo con i vini e i prodotti altoatesini a cena in giardini meravigliosi. Niente di eccezionale, solo una vita perfetta.


 

DOVE DORMIRE:
Prenotate all’Ottmanngut un’antica residenza meranese dal fascino unico che ha le sue fondamenta nel 1290. Di proprietà della stessa famiglia da secoli è stata recentemente restaurata e aperta all’ospitalità con 11 camere arredate da mobili antichi con il gusto per il bello e l’essenziale. Il posto dove dormire notti serene, lasciando le finestre aperte sul giardino meraviglioso per guardare il cielo. Il salotto comune sembra il set di un film di primo Novecento, con un bel piano, una biblioteca, riviste e giornali internazionali. A incantare però è il giardino per la prima colazione, idilliaco e pieno di fiori, La colazioni è composta da tre portate stagionali: io ho mangiato dei fantastici asparagi, oltre che dolci, pane, conserve, uova, yogurt e fragole. Da 120 € per persona a notte, tel. 0473 449656). Bellissima anche Villa Bergmann, una bella casa d’epoca con 5 suite arredate in stile (prezzo da 140 € la doppia, tel. 366 4159110). Un altro luogo decisamente romantico – ed eccezionale – è Schloss Rubein, il castello in un grande parco di Maia Alta che la contessa Eliane du Parc ha adibito, in parte, all’accoglienza (informazioni: tel. 0473 231894).

DOVE MANGIARE:
Un serie di ristoranti ottimi: oltre al già citato Sissi, per la cucina stellata di Andrea Fenoglio (l’unico in città ad avere il riconoscimento Michelin, prezzi 60-80 €, tel. 0473 231062), nel cuore del centro andate sicuramente al Kallmünz: cucina italiana contemporanea, ricercata negli accostamenti ma troppo originale da lasciare spiazzati o scontenti, servizio ottimo e atmosfera romantica: il ristorante è ricavato ai piedi di un castello, e sia le sale interne che il giardino sono bellissimi (prezzo per una pasto medio, 25 €; tel. 0473 212917).

Per mangiare sul Passirio, in un altro posto romanticissimo (non sono scelti apposta romantici, il fatto è che la città lo è, romantica, e tanto), è il ristorante giusto è Meteo, all’inizio della passeggiata Gilf. Si sta fuori sotto la veranda sia a pranzo che a cena, i vini sono ottimi e i piatti (prezzo 35 €, tel. 0473 055001). Bisogna aggiungere anche un altro posto, specialissimo, per cui serve una macchina per spostarsi poco fuori città in un luogo magico: la tenuta Kränzel, un podere e residenza medioevale, ora di propietà del Conte Franz von Pfeil, destinato per metà alla coltivazione delle vigne (consigliata la degustazione dei vini prodotti dal Conte) e per metà a un magico giardino: diviso in 7 zone (da qui il nome, 7garten), il giardino è una passeggiata con opere d’arte, simboli, magie verdi, e un grande labirinto di vigne da cui uscire non è difficilissimo, ma non è nemmeno immediato.

Come dice il conte: «Questo giardino non è nato da un progetto ma da sensazioni, esso cresce e cambia». All’interno della tenuta trova spazio anche il ristorante Miil, elegante, nelle sale ospitate all’interno di un antico mulino o nel giardino illuminato da candele, il menù è originale e ottimo: da provare i mini-antipasti e gli spaghetti alla carbonara di mare  (prezzo 35 €, menù di 4 portate, 50 €, tel. 0473 563733).

DA FARE:

  • Prima cosa, portarsi le scarpe da running e fare come faceva Sissi ma un secolo e passa dopo, quando la passeggiata con le damigelle è diventata la corsa. La Tappeiner è ripida da raggiungere ma poi si snoda per 4 chilometri in piano tra fiori, colori, alberi, boschi. È considerata una delle più lunghe e anche delle più belle passeggiate panoramiche d’Europa.
  • Per vivere un po’ di Merano com’era, veniteci per le Settimane Musicali Meranesi, dal 23 agosto al 21 settembre, quando la città vive di eventi e concerti (di classicha, barocca, jazz e muscia da camera, con interpreti da tutto il mondo).
  • Passare alla boutique Monocle per prendere una rivista, una guida, un abito (originali quelli di Anna Quinz ispirati ai blauer schurz, i classici grembiuli blu dei contadini), una borsa in feltro o uno zainetto Zilla.
  • Perdersi tra le stradine del quartiere Steinach, il più antico (e meno visitato) della città.
  • Prendere i biglietti per Merano007 (direttamente al teatro o all’Azienda di soggiorno).
  • Noleggiare una bicicletta, mtb o e-bike (si noleggia alla stazione e la si può lasciare in ogni altro noleggio in Alto Adige del circuito, e, per esempio, tornare in treno, qui le informazioni) e scegliere una ciclabile: quella della Val Venosta è bellissima e si snoda tra i meleti. Fermatevi al vinschgau bauernladen il negozio dei contadini, subito dopo Naturno, per comprare le fragole della Val Martello, vini, mele, salumi. Di fronte parte la strada per Castel Juval (c’è anche il pullman che sale dal parcheggio), uno dei 6 musei, oltre che l’abitazione, di Reinhold Messner. Pranzo veloce al Rad Bar, il bar dei ciclisti un chiostro in un giardinetto proprio sulla ciclabile verso Stava (subito dopo Naturno). Oppure, cambiate strada e prendete la ciclabile delle Val Passiria (di 18 km, senza salite) fermatevi al Museo Andreas Hofer, l’eroe torolese, a San Leonardo e, a pranzo nel giardino dell’Apfel Hotel di Saltusio in mezzo ai meleti.
  • Ovviamente, fare un salto alle Terme di Merano, per buttarsi un una delle 20 piscine del giardino.
  • Prendere la seggiovia a un posto (parte dal centro, vicino al ristorante Sissi), che vi porta sospesi in aria fino a Tirolo: da lì in 20 minuti a piedi si arriva a Castel Tirolo, dove tutto è cominciato. A fianco c’è anche un centro per il recupero rapaci e potete ammirare (due volte al giorno) le dimostrazioni di volo dei grandi rapaci.
  • Provare a fare rafting sul Passirio. Il centro a cui rivolgersi è Südtirolrafting, tel. 349 4178393 (prezzo: adulti 50-55 €, per bambini sopra i 10 anni 35 €).

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