Viaggio nel cuore dell’Abruzzo, terra di monti e pastori, di ampie valli, castelli e borghi di pochi abitanti. Dove le montagne e le difficili vie di comunicazione hanno nei secoli talvolta lasciato fuori il progresso, ma allo stesso tempo hanno contribuito a preservare la natura, il patrimonio storico-artistico e soprattutto l’autenticità della gente. A L’Aquila, oggi il cantiere più grande d’Europa, e tra le montagne che la circondano, dove negli ultimi anni sono nate strutture ricettive, piccole realtà imprenditoriali e associazioni per la valorizzazione del territorio che sono la vera anima di questa terra dall’incontaminata bellezza.
Alcuni estratti dal racconto del nostro viaggiatore Piero Maderna
13 luglio 2017
Primo giorno: nel quale riscopriamo L’Aquila, che prova a rinascere
L’Aquila. Mentre il pullman si avvicina al Terminal di Collemaggio, e un bambino di pochi mesi non smette di piangere, cerco nei pochi ricordi che ho di questa città. Provo a rimettere a fuoco nella mente le immagini di tre anni e mezzo fa, quando venni qui per lavoro, e a confrontarle con quelle di oggi. Di quella prima volta mi resta l’impressione di desolazione di una breve passeggiata nella zona rossa, dove tutto sembrava ancora fermo a quella notte di aprile del 2009. Le case puntellate, i negozi chiusi, il silenzio di una città fantasma. E lontano, fuori dal centro, le New Town, i nuovi quartieri di casette tutte uguali, senz’anima e senza servizi. Nate per essere provvisorie e destinate invece a durare, in un tempo sospeso. Le New Town ci sono ancora, ovvio. Ma la zona rossa non c’è più, molti negozi hanno riaperto, parecchie case sono già state restaurate, o buttate giù e ricostruite. Lo skyline della città ora è una serie ininterrotta di gru. I cantieri sono aperti, la ricostruzione è partita. Era ora. Mi torna in mente lo speciale che ho ascoltato alla radio un paio di settimane fa, che lanciava questo viaggio e che parlava di L’Aquila come del cantiere più grande d’Europa.
14 luglio 2017
Secondo giorno: nel quale iniziamo a esplorare i monti d’Abruzzo, dalle pagliare al borgo di Fontecchio
Ligi alle consegne di Alessia, ci siamo alzati presto e alle 8 siamo già “colazionati” e pronti a partire.
Ci dobbiamo dividere tra un pullmino guidato da Nello e la macchina di Alessia, che saranno i mezzi con i quali ci muoveremo in questi tre giorni. La prima tappa, prima di lasciare L’Aquila, è un altro luogo simbolo della città: la Fontana delle 99 cannelle, che risale anch’essa al periodo della fondazione, nel XIII secolo, ma nell’impianto originario aveva solo una delle “quinte” che vediamo ora; le altre sono state aggiunte successivamente e vanno a creare una forma trapezoidale irregolare. Le 99 cannelle, che sgorgano da 99 mascheroni tutti diversi, alimentano la leggenda secondo cui, in onore dei 99 castelli che avrebbero contribuito alla fondazione, la città sarebbe caratterizzata da 99 piazze, 99 chiese e 99 fontane.
L’acqua è un elemento fondante della città fin dal nome: Quando fu scelto il sito per la fondazione della città, si individuò un luogo chiamato Acquilis o Acculi o anche Acculae, per l’abbondanza delle sorgenti che vi si trovavano. Il nome Aquila, quindi (l’articolo fu aggiunto solo nel 1939), non si riferisce al rapace, che fu inserito nello stemma soltanto dopo.
La pietra bianca e rosa, di provenienza locale, è la stessa della basilica di Collemaggio.
Già dal rinascimento, e ancora oggi, l’area della fontana è stata usata per feste da ballo e concerti. Anche per questo, è stata una delle prime aree monumentali ad essere restituite alla città nel dopo terremoto.
15 luglio 2017
Terzo giorno: nel quale restiamo a bocca aperta davanti alla Cappella Sistina d’Abruzzo e alla magia della Rocca di Calascio
Poco dopo le nove partiamo per la prima tappa della giornata, che è una tappa importante. A Bominaco c’è una chiesetta con un piccolo oratorio, l’Oratorio di San Pellegrino, affrescato in maniera così magistrale da essersi meritato l’appellativo di “Cappella Sistina d’Abruzzo”. E infatti, manco a farlo apposta, arriviamo mentre una troupe di Rai Storia sta facendo delle riprese. Per fortuna loro al momento stazionano fuori e quindi noi possiamo entrare per la visita.
Ci accompagna una guida in qualche modo… d’eccezione. Sì, perché Alessia si aspettava di trovare Chiara, una signora che è appassionatissima dell’arte di questi luoghi e che vanta la bellezza di due lauree. Ma, a sorpresa, al suo posto c’è il marito Mario. Che anche lui ne sa, si capisce subito. Ma, forse un po’ per gioco forse perché è di carattere schivo, si dichiara inadeguato e dopo una breve introduzione vorrebbe che fosse Alessia a parlare. Alessia, sentito che anche lui conosce bene la storia di questo oratorio, lo sprona invece ad andare avanti e lui se la cava, c’è da dire, molto bene.
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