San Francisco, Summer of love

«Se ti ricordi gli anni Sessanta, vuol dire che non eri lì». È una citazione che è stata attribuita al profeta dell’Lsd Timothy Leary, alla cantante dei Jefferson Airplane Grace Slick o addirittura a John Lennon. Non importa chi l’abbia detta per primo, perché è comunque vera. Quest’anno San Francisco e la California festeggiano i 50 anni della «Summer of Love» del 1967, quando centomila hippie presero il controllo della città per qualche mese e della cultura pop americana per sempre. Le celebrazioni dell’estate dell’amore servono appunto a chi non era lì nel 1967, per motivi geografici (nati troppo lontano), temporali (nati troppo tardi) o entrambi (nati lontano e tardi, la peggiore delle condanne).
San Francisco li festeggia con il tipo di party che si dovrebbe tenere a cinquant’anni: grande, colorato, un po’ nostalgico (siamo vecchi), un po’ ottimista (non siamo poi così vecchi). Gli eventi andranno avanti tutta l’estate: mostre, festival, concerti, tour guidati (gli eventi: sftravel.com). Ci vuole immaginazione per vedere quella San Francisco patria di idealisti, sbandati, musicisti e mistici: oggi è tutto innovazione, venture capital, open space e la perenne ricerca di una presa per ricaricare lo smartphone.

Tutte le menti migliori in città sono intente a creare auto che non si devono guidare e frigoriferi che sanno se sei intollerante al lattosio. «San Francisco oggi è diventata un sobborgo della Silicon Valley, che però non avremmo mai avuto senza la ribellione e l’anticonformismo della controcultura», spiega Eric Christensen, regista di The Trips Festival, un documentario sull’Lsd.

Un punto di partenza per entrare nel clima hippie di questo anniversario si chiama Magic Bus, un giro su un autobus colorato pieno di musica psichedelica che parte ogni giorno da Union Square e vi darà quello che promette: un viaggio un po’ kitsch nell’atmosfera che si respirava nel 1967. Una ragazza che si fa chiamare Serene Rain e fa la hippie di professione vi guiderà nei luoghi feticcio della Summer of Love. È il tipo di persona che grida «Scappate dalla schiavitù del salario» a un gruppo di operai ispanici che provano a sopravvivere in una città dove un trilocale costa in media 4.500 dollari al mese. Ignorate questa parte, ascoltate la musica e guardatevi fuori.

Si parte dal Golden Gate Park, il «parchetto» degli hippie. Qui, il 14 gennaio 1967 si tenne il prologo dell’estate dell’amore, una festa chiamata Human Be-In, che consegnò a quella generazione le sue parole d’ordine: «Turn on, tune in, drop out» (accendetevi, sintonizzatevi, mollate tutto). Si arriva ad Haight Ashbury, dove in un giorno qualsiasi del 1967 potevate sedervi sui gradini di una casa vittoriana e chiacchierare con Janis Joplin o farvi consigliare da Jimi Hendrix sull’acquisto di una chitarra.

Oggi è il posto perfetto per rifarvi il look a tema da Distractions, fare shopping di vinili da Amoeba Music e chiudere con un pranzo bio da Sparrow Bar and Kitchen (cinquant’anni dopo il cavolo nero ha sostituito gli acidi nella scala dei piaceri, succede). Se questa estate sarete a San Francisco, è probabile che torniate a casa con una moderata dipendenza da Grateful Dead e Jefferson Airplane. Le loro canzoni escono da ogni negozio: furono soprattutto questi due gruppi a creare il San Francisco Sound e quasi ogni settimana suonavano in un teatro chiamato The Fillmore (thefillmore.com, solo i Grateful Dead si sono esibiti su quel palco 51 volte), il locale ha chiuso e riaperto tre volte nei decenni successivi ed è ancora oggi uno dei luoghi più evocativi dove andare a un concerto negli Stati Uniti. I poster di quei concerti, con i colori sgargianti e le scritte ispirate all’Art Nouveau, creati da artisti come Victor Moscoso, Stanley Mouse e Wes Wilson, oggi sono considerati opere d’arte.

Il de Young, uno dei più importanti musei di arte contemporanea di San Francisco, ha organizzato per l’occasione The Summer of Love Experience: Art, Fashion, and Rock & Roll (fino al 20 agosto), contiene tutto quello che c’è da sapere e da vedere sull’estetica degli hippie.

Un weekend di giugno tutta questa carovana di artisti psichedelici, musicisti, consumatori di Lsd, ragazze con i vestiti a fiori, ribelli e sperimentatori sessuali si trasferì a Monterey, una tranquilla cittadina di mare con una storia di composti festival jazz e un sindaco conservatore. Gli abitanti erano intimoriti dagli hippie. Per rassicurarli, John Phillips dei Mamas & Papas scrisse una canzone intitolata San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair, «Assicurati di mettere fiori nei capelli»), e così nacquero ufficialmente i figli dei fiori.

Il Monterey Pop Festival fu l’evento musicale più importante di quell’estate e viene giustamente celebrato con un nuovo festival. Dal 16 al 18 giugno al Monterey Pop Festival suoneranno Norah Jones, Father John Misty, Regina Spektor. Nel 1967 c’erano Jefferson Airplane, Who, Ravi Shankar (il papà di Norah), Byrds e Grateful Dead. Il sabato, Jimi Hendrix incendiò la sua chitarra sul palco e ci regalò una delle immagini da copertina dell’estate dell’amore. Tom O’Neill era un giovane fotografo accreditato al festival: «Hai mai provato ad accendere un barbecue con un solo fiammifero? Lui ci riuscì con una chitarra, al primo fiammifero: la nostra generazione era diversa».
Al Monterey Pop lavorava come tuttofare un ragazzo di nome Harrison Ford. Ecco. Contro una generazione che metteva il futuro Han Solo a montare i palchi non avremo mai speranze.

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San Francisco Stile local

L’estate dell’amore fu l’utopia perfetta, e per questo ancora oggi la celebriamo. Per il sesso, la musica, i colori, i fiori. Ma niente di tutto questo avrebbe avuto senso senza la voglia di rivoluzione che c’era nel 1967. Camminando per Haight Street, provate a immaginare come sarebbe raccontare l’America e San Francisco di oggi a un hippie del 1967. Gli potreste dire che la marijuana è diventata di consumo libero anche per scopi «ricreativi» (dal 1° gennaio 2018 apriranno i negozi), che il matrimonio per le persone dello stesso sesso è legale in tutto il Paese, e che quindi anche l’amore è libero, e perfino che Bob Dylan è Nobel per la letteratura. Sesso, droga e rock and roll, tutto perfetto.

Poi però dovreste raccontargli che, contro il volere della California, nel 2017 un certo Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti. In questo anniversario, la politica è più viva che mai. Per sentirla dovete andare all’Università di Berkeley, dove nacque la contestazione studentesca. Fate base al bancone del Berkeley Free House. Non solo per la sconfinata selezione di birre artigianali: il proprietario, Daryl Ross, è un ex allievo e vi racconterà volentieri di come l’Fbi spiava gli studenti. Il 30 marzo Berkeley ha anticipato i tempi, chiedendo l’impeachment del presidente. Per le vie del campus i discorsi dei suoi sostenitori Milo Yiannopoulos e Ann Coulter sono stati contestati. Trump ha minacciato via Twitter di togliere i fondi federali all’ateneo. «Sembra di essere tornati agli anni ’60», dice sorridendo il proprietario di Annapurna, il più famoso negozio hippie della città.

Come partire: British Airways vola dall’Italia a San Francisco via Londra (da 520 euro). La California in Rete: visitcalifornia.com.

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