Quello che vi stiamo per raccontare è un grande viaggio. Il viaggio attorno al mondo di Fabio Mucchi, velista per passione. Una storia vera che continua tutt’oggi, scandita dalle foto (guardate la gallery) di posti meravigliosi, luoghi ancestrali e in capo al mondo (non lo diciamo tanto per dire). Una storia di coraggio dove Fabio, il protagonista, (fotografo e scrittore) decide di inseguire la libertà, cambiare vita ed eleggere Amandla, la sua barca a vela, come sua dimora, e il mare come Paese in cui vivere.
«Nella vita credo si debba cercare di fare un salto più lungo di quello che uno normalmente è in grado di fare. A volte per timore non ti spingi. Non ti butti. Bada bene che come capitano sono una persona molto prudente, ma nella vita ci vuole spinta e coraggio per ottenere quello che si vuole. » Ci racconta Fabio che abbiamo raggiunto al telefono.
Ti ritieni una persona felice?
«Non ho rimpianti. Cinque anni fa dopo sei anni di navigazione nei Caraibi ho avuto il mio primo cancro ed il mio sogno era di tornare in barca. Quello era il mio obiettivo. Con Lisa, nuova compagna di vita, abbiamo deciso di continuare insieme le nostre circumnavigazioni iniziate separatamente, io con un passato di fotografo pubblicitario lei con una carriera come consulente manageriale a New York. Ho quindi ricominciato a vivere. Ho avuto una vita fantastica e il segreto della felicità è proprio quello di non avere rimpianti. Bisogna vivere pienamente qualsiasi cosa accada».
Dopo una seconda malattia e un’operazione in Nuova Zelanda, hai scelto comunque di riprendere la tua vita in barca, la tua vera casa.
«Dopo anni di totale libertà trovo le restrizioni a cui la vita a terra ti obbliga non accettabili. Vivere la vita in una dimensione fissa non fa più per me. In barca solo le stagioni ed il meteo dettano regole. Crei la tua vita e scandisci il tempo e diventi l’unico e vero responsabile delle tue azioni».
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Me ne vado! Guida in 4 punti per trasferirsi all'estero«La felicità si ottiene superando le sfide» diceva Bauman, e lo ripete Fabio. Libertà e cambio di ritmo. Quello lento della barca a vela, dove ogni momento è vissuto intensamente e dove a volte si fa giusto e altre ci si sbaglia e si ricomincia, all’infinito, godendosi il paesaggio e la bellezza del viaggio in sé. Come nella vita a terra, ma con un maggiore sforzo di adattamento e una maggiore consapevolezza. Perché è la natura a dettare le condizioni e il navigante pronto ad affrontare ció che arriva, senza mai abbandonare il timone.
«Oggigiorno è così facile salire su un aereo ed in poche ore trovarsi dall’altra parte del pianeta. Si sbarca dall’aereo e ci si trova in realtà e paesi completamente diversi dal nostro mondo. È così facile. Con la barca, ad una velocità media di 6 nodi il mondo lo conquisti miglio dopo miglio, lentamente. Non solo hai tempo per documentarti su quello che troverai, hai tempo per pensare, riflettere e sognare. Ma hai anche una navigazione da gestire, un tempo in mare a volte di settimane senza toccare terra. Dalle Galapagos alle Gambier, French Polynesia, la traversata è durata 21 giorni. Sei solo dal momento che stacchi gli ormeggi ed apri le vele. Sei solo quando cominci ad intravedere la costa che si diventa più dettagliata col passare delle ore fino al momento che cali l’ancora. Sei solo e devi superare qualsiasi ostacolo si ponga davanti al tuo cammino.»
Hai visto diversi luoghi e paesi, quale ti è rimasto nel cuore e perché?
«Ci sono così tanti luoghi in cui ho vissuto nel mondo dove ho lasciato il cuore. Alcuni sono speciali per la gente che incontri. Nel Pacifico gli abitanti di Western Samoa spiccano per la loro gentilezza ed il loro straordinario stile di vita. Nelle isole del Lau Group di Fiji, quando parti il villaggio si riunisce sulla spiaggia e ti canta la dolcissima canzone dell’addio, chiamata Isa Lei facendoti venire le lacrime agli occhi. Altri luoghi per le bellezze naturali, per esempio la steppa masai in Tanzania. Le emozioni che ho provato attraversando e vivendo nei grandi parchi, seguendo le migrazioni nel Serengeti rimangono indelebili. L’Africa ti cambia. Qualcosa scatta nel profondo del cuore. Non a caso lo chiamano il Mal d’ Africa. Ho seguito per giorni e settimane le famiglie di elefanti, senza scorgere una luce umana di notte da orizzonte ad orizzonte. Mi svegliavo ogni mattina con leoni, elefanti, giraffe e tutti gli altri animali che passavano davanti al mio Land Rover. La libertà che ho trovato in Africa l’ho ritrovata in barca incontrando natura e popoli straordinari. L’arcipelago Los Roques in Venezuela per un mare incontaminato, alle San Blas in Panama dove vivono i Kuna, la popolazione Indio che ha conservato usi e costumi tradizionali. La gente in Indonesia, che da isola ad isola ti accoglie sempre con un sorriso.»
Hai mai avuto paura?
«La paura fa parte dell’andare per mare. La paura ti rende attento e contribuisce a ridurre i rischi. Un ranger in Africa una volta mi disse, “Overconfidence kills” (La troppa sicurezza uccide). Frase verissima, insegnamento che negli anni mi ha permesso di portare la mia barca dalla Francia fino alla Thailandia senza problemi insuperabili e senza incidenti. Mi fanno paura i temporali di fulmini in mare. L’ albero della tua barca svetta sull’ acqua ed è un ottimo bersaglio. Puoi con l’aiuto del radar cercare di cambiare rotta ed evitare il peggio ma non sempre è possibile. Quando piovono fulmini il pensiero di venir colpiti è veramente inquietante. Quest’anno mentre eravamo in una marina in Malaysia Amandla è stata colpita non direttamente da un fulmine. Fulmine che ha centrato la barca di fronte a noi. Tutti i sistemi di navigazione, i due autopiloti, un VHF portatile, i due alternatori del motore sono rimasti completamente distrutti. Se questo fosse successo in una traversata la situazione sarebbe stata molto ma molto più complicata.»
Qual è stata l’emozione più grande?
«Nuotare con 3 megattere a Vavau nel Regno di Tonga. Madre di circa 15 metri, piccolo, si fa per dire, di un 3 metri e maschio di guardia. Madre e figlio galleggiavano in superficie mentre il maschio rimaneva sui 15 metri di profondità e risaliva di tanto in tanto a candela per respirare. Ci siamo avvicinati a nuoto, a volte fino a 2-3 metri. Quando la madre si muoveva pigramente dovevi fare attenzione ad allontanarti rapidamente per evitare il colpo di coda. Siamo rimasti forse due ore a galleggiare con loro e per tutto il tempo non ci siamo mai sentiti in pericolo. Ma anche quando la mia mano allungata ha sfiorato la mano e il braccio teso di un orangotango nel Tanjung National Park in Kalimantan Borneo. Ci siamo guardati negli occhi. Come nel dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina, Madre Natura ed il Capitano, talvolta riescono a comunicare».
A settembre esce il tuo libro: Amandla, la vita la quasi morte e i miracoli del Capitano. Che cosa si deve aspettare il lettore?
«Il libro è nato dopo che per anni ho scritto i miei racconti sia di viaggio che di vita. Memorie autobiografiche, momenti magici, luoghi ed incontri che mi hanno colpito non solo andando per mare ma anche in viaggi di terra. Africa, centro sud America, Asia e sud est asiatico. Agli inizi mandavo i racconti del Capitano ad una stretta cerchia di amici. Non ho mai avuto la voglia di metterli in un blog. Negli anni la cerchia di lettori è aumentata. Amici ed amici di amici mi chiedevano di aggiungerli alla lista. Ad un certo punto mi è stato suggerito di trovare un editore per dare una nuova dimensione ai miei racconti. Questo l’ho trovato nel Frangente Editore di Verona, specializzato in libri di mare e di viaggi. I miei lettori troveranno un percorso di vita, la realizzazione di sogni, un incoraggiamento a fare delle scelte alternative, a non mollare ed arrendersi davanti alle difficoltà che la vita ti pone sempre sul tuo cammino, difficoltà che nel mio caso sono state di salute. Sono stato curato e sono ripartito. Ho attraversato il Pacifico ora sono tra Malaysia e Thailandia e mi sto preparando per attraversare l’ oceano Indiano, Il Capo di Buona Speranza, l’Oceano Sud Atlantico, lo Stretto di Magellano e risalire il Pacifico e tornare alle Hawaii. Alla fine di questa lenta circumnavigazione avrò fatto un giro e mezzo del mondo. Il libro copre non solo 8 anni di viaggio per mare, due traversate Atlantiche ed una serie di commenti sui paesi e genti che ho visitato ma anche ricordi ed esperienze di tutta una vita. Penso sia un libro per chi vuole sognare, per chi cerca di mollare le cime e cominciare una vita nuova e per chi è interessato a leggere racconti di una vita differente. Sarebbe bello incontrare un giorno qualcuno che mi dica: ho letto il tuo libro ed ho trovato anch’io l’ispirazione per mollare tutto, ho trovato la libertà che il mio cuore cercava ma che la mia mente bloccava».
Foto cover Gabrio Mucchi
L'articolo «Il segreto della felicità? Non avere rimpianti» proviene da VanityFair.it.
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