Cosa vedere a Siracusa

Siracusa è stata una visita mordi e, a malincuore, fuggi.

Un volo all’alba milanese in cui l’odore delle brioche faceva a pugni con i flûte di prosecco che tintinnavano sull’assonnato easy jet delle 6.35, cin cin di alcuni ragazzi pronti a festeggiare un addio al celibato in Sicilia. Divertita nel vedere il futuro sposo vestito con un kimono, dubbiosa di aver preso destinazione Catania e non Tokyo, dopo 1 ora e 25 minuti la Lombardia restava anni luce lontana.

Siracusa si trova ad un’ora di macchina ancora dallo scalo di Fontanarossa (nel piccolo hub sono presenti diversi autonoleggio, tariffe da 25 euro al giorno per una Smart o Fiat 500 su www.tinoleggio.it) , ma il tempo da queste parti  è davvero soggettivo e poco opinabile anche per chi è abituato a correre anche quando non ce n’è motivo.

Isola di Ortigia

E allora la prima lezione di questi luoghi è la lentezza, lasciare che sia insomma. Siracusa è una città che ti coccola piano come i suoi abitanti sanno fare: mentre ti preparano il caffè con garbo, quando ti consigliano il lettino in spiaggia o ti suggeriscono in trattoria il piatto da scegliere. Il resto lo fanno il mare, l’isola di Ortigia ed i suoi vicoli stretti, i tramonti che non sembrano finire mai, lo scirocco  che ti accarezza il viso e porta via con se’ ogni pensiero.

Siracusa è sinonimo di cultura ed arte, enogastronomia di alto livello, natura incontaminata e amichevole bonaria semplicità, in un amalgamarsi perfetto di aspetti lontani, eppur vicini. Come il suo passato, e forse il suo destino, Siracusa permette la convivenza di diverse voci orchestrate con imperfetta perfezione che, malgrado gli stereotipi, si percepisce bene nella coesistenza di forme apparentemente diverse, ma legate da tempi e spazi, suoni e silenzi.

Teatro greco

Il teatro greco, ad esempio, è un’opera che getta le due radici, o meglio le sue fondamenta, nel V sec.a.C. quando la città, cha ha nome proprio dal vento caldo che la caratterizza, fu fondata dagli abitanti di Corinto; ma Siracusa ha saputo e dovuto cambiare faccia resistendo alle varie dominazioni che se ne sono impossessate nei secoli, a partire dai Romani, fino ai Bizantini, Normanni, Genovesi per poi divenire centro propulsivo del Regno delle Due Sicilie. E il teatro ne era spettatore o protagonista, fiero quando ospita musici, commedianti, cantanti della lirica o artisti della tragedia nello stesso spazio scenico che intratteneva consoli e comandanti, astanti in cerca di gloria o solo uomini  bisognosi di cure e libertà  per l’anima, ma anche di leggerezza e gioco. Proprio come ieri, così per noi oggi. (info all’istituto nazionale del dramma antico http://ift.tt/2vBF1sr.

Piazza Duomo Siracusa

Poi ci sono le parole di Piazza Duomo, in epoca greca tempio dedicato alla dea Atena, quindi vestito a cattedrale cristiana dai Romani, barocco nei suoi riccioli che si conquistano un angolo di cielo, centro dell’isola di Ortigia, la città  vecchia, collegata alla terraferma dal ponte Umbertino.

Vi troverete, anche qui, a fare i conti con il passato ed i suoi inciampi: vi consiglio di perdervi tra i quartieri che si snodano silenziosi, come Tiche e Giudecca, ebraiche roccaforti che hanno cercato di resistere alle persecuzioni aragonesi del 1500; qui era presente una sinagoga, ma, come spesso la Storia ha cercato di annullare popoli, anche il luogo di culto ha subito lo schiaffo dell’antisemitismo restando sepolto per diversi secoli, incastrato sotto il pavimento dell’attuale chiesa di San Filippo.

Al civico 37 di via Giudecca una caotica ma ordinata bottega (Giudecca Trentasette) saprà condurvi tra i sapori e gli arredi di Ortigia: vi consiglio di sostare anche solo per un assaggio di marmellata gusto arancia e rhum o di pesto al pistacchio, ma, se avrete a disposizione più tempo, ceramiche a prezzi accessibili, bagnoschiuma al profumo di ginestra, vini delicati e miele suadente saranno degli ottimi motivi per dedicare un po’ del vostro ozio nel ghetto mentre presterete l’orecchio alle curiosità che il proprietario sarà lieto di esporvi.

E’ il 17 novembre 1239 quando Federico II, da Lodi, invia ad Ortigia i suoi complimenti per la fortificazione del regio castello, affacciato  proprio sulla punta dell’isola; visitando il Maniace, questo il nome della fortezza (martedì – sabato, orario 9-13) potrete rivivere l’atmosfera delle battaglie tra Angioini ed Aragonesi, ma anche ammirare la genialità dell’imperatore che seppe dare al Mezzogiorno splendore e cultura istituendo università e promuovendo il gusto per l’arte.

Arancini Sicilia

Ma Siracusa e’ anche i suoi famosi arancini caldi, capponate languide, pasta allo scoglio, salvia fritta, cannoli e cassate, nero d’avola e passito in un ammiccare malizioso alla linea.Vi invito a dimenticare qui i buoni propositi salutisti e a godere di granite di mandorla mista al caffè (ottima, mi dicono, anche quella venduta agli Arrivi dell’aeroporto di Catania…il mio pretesto per tornare sara’ quello di appurarlo!) di marzapane e di ogni curiosità che assaggerete, mentre il vostro palato e lo spirito vi saranno, senza alcun dubbio, infinitamente, dolcemente grati.

E allora proseguite nei vostri camminamenti lasciandovi ispirare dal profumo delle siepi intrecciate di rosmarino e timo, magari sfogliando all’ombra di una palma “Tango alla fine del mondo”, romanzo sul crinale del 1800, tra Sicilia e Argentina , tra la realtà e il desiderio, tra una vita di scontate giornate e un’esistenza in cui l’alito della passione spiega le vele del futuro e sospinge i cuori alla felicità.

Non sarà difficile vestire i panni di Michele Maggio, sentirsi regine come Blanca o  selvagge come Diana, danzare al ritmo del bandoneon, nell’insaziabile sensualità del tango, nel vortice dei termini dialettali ed in quel cantilenante e solenne: “s’abbirinica”.

Mi affascina pronunciarlo e l’accento, che non mi è difficile acquisire, non tradisce le mie origini e mi regge il gioco quando mi congedo dal  “Don Camillo”, un elegante ma informale ristorante in via delle Maestranze, 96 :  le sale hanno volte in pietra, luci soffuse e sedie comode; il menù proposto dallo chef Giovanni Guarneri e’ tutto uno sfilare di tagliate di tonno alla marmellata di peperoni, creme di mandorle di Noto e gamberetti, delicati crudi di crostacei e involtini di pesce spada. Nel ristorante troverete, a vista, una delle cantine più fornite in Italia con selezioni di vini per ogni pietanza, e portafoglio. Il locale non è tra i più economici, ma l’elevato rapporto qualità prezzo e le porzioni abbondanti lo rendono meta consueta di siracusani e turisti.

Saluto i ristoratori con quella sicula locuzione, che tradotta perde forse un po’ di poesia, ma ne decifra la magia: “che tu sia benedetto”, s’abbirinica appunto. E un sorriso complice mi fa sentire ora quasi di casa.

La sacralità dell’ospite però  e’ ben percepibile  nelle relazioni: e’ stato faticoso, a volte, non farsi dare “del voi”, o sapere che chiunque interrompe un discorso altrui e’ assai inviso da queste parti: tocca qui chiedere scusa per tutte le volte che eccessi di entusiasmo hanno la meglio su di me, e per quando ho spezzato una chiacchiera incastrando la mia; ma e’ stata anche una piacevole sorpresa stringere legami con famigliarità e sono grata per i tanti fortunati incontri che mi hanno donato belle lezioni di divertente ironia e autentico altruismo, caratteristiche dei siciliani con cui ho conversato .

Altro ossimoro per noi abituati alla velocità meneghina lo è la professionale, ma rilassata tranquillità che si respira, come quella del vicedirettore dell’albergo che mi ospitava, il paziente Sergio del Grand Hotel Minareto, un sogno a strapiombo sul mare. Qui le categorie di tempo e spazio si annullano definitivamente, smarrite nei viali lastricati che conducono agli alloggi, nelle insenature colorate di fichi d’india e spiaggia, nella luce dei lampioni, fioca quasi a non voler rubare la scena alla luna d’argento.

baia delle Latomie

Incastonato nella riserva naturale del Plemmirio (nove sono le porte di ingresso ai suoi incontaminati fondali e particolarmente suggestiva è la sirena di bronzo posta a 18 metri di profondità, in memoria di una giovane sub)  con la piccola baia delle Latomie, e’ un angolo di macchia mediterranea nelle gradazioni di blu oltremare; dall’ampio cordolo di marmo avorio che abbraccia la struttura il vero lusso e’ quello di appoggiare i gomiti a reggere la testa vuota di pensieri mentre lo sguardo riflette Ortigia e la scia delle barche infrange le onde e inghiotte i doveri.

Tornerete a casa allora, come è capitato a me, con il mal di Sicilia e pianificherete un week end lungo per settembre inoltrato oppure ottobre, quando il mare e’ ancora caldo, l’aria molle di un’estate che non vuole diventare autunno, gli alberghi meno costosi e le località meno affollate.

E chissà che non ci incroceremo a Malpensa oppure, meglio, tra le bancarelle del  colorato e invitante mercato di Ortigia (da lunedì al sabato, 7.30-14, via De Benedicitis), proprio in prossimità del tempio dedicato ad Apollo.

Sicuramente avrò in mano una granita gigante al limone con brioscia e sarò seduta su un gradino, a gambe incrociate; o forse mi starò alzando per il bis, ma con calma.

E che lentezza, finalmente, sia.

Alcune foto da Shutterstock



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