La nuova Marsiglia: quartieri rinati e cuore multiculturale

Elena Bianco

La nomina a Capitale Europea dello Sport 2017 ha acceso nuovamente i riflettori su Marsiglia, che, già nel 2013, era stata Capitale Europea della Cultura. L’evento le ha donato un’aura vivace e intellettuale, che si somma al fascino ambiguo da “Porto di mare”. Dopo tanti film sulla “french connection”, le strade malfamate del milieu – questo era il nome (mitan in occitano) delle bande che qui fra il primo e il secondo dopoguerra controllavano prostituzione, traffico d’armi, contrabbando, gioco d’azzardo – vivono una nuova vita.

MARSIGLIA: LA NUOVA VITA DEI DOCKS

Oggi i vecchi docks, i vicoli, la manifattura del tabacco, sono in via di trasformazione; è merito del Progetto Euroméditerranée, partito nel 1995 con sette miliardi di euro per trasformare 490 ettari di territorio urbano degradato in uffici, attività produttive, negozi,ristoranti, nuove arterie stradali. Grazie agli investimenti, l’area metropolitana di Marsiglia sta diventando un polo di servizi, in ambito culturale, economico e educativo, di grande qualità urbana ed architettonica.
L’antica città sta cambiando volto senza perdere sé stessa. Semplicemente  diventa cosmopolita, creativa e acquista respiro internazionale: lo si percepisce all’imbocco del porto, dove a fianco della grande cattedrale neobizantina di Santa Maria Maggiore svettano due edifici arditi. La Villa Méditerranée di Stefano Boeri è il “Centro per il dialogo e gli scambi nel Mediterraneo”, un bellissimo edificio che sembra sospeso magicamente sul bacino d’acqua sottostante, la piazza d’acqua simbolo del Mediterraneo. A fianco il MuCEM, Museo delle civiltà d’Europa e del Mediterraneo progettato da Rudy Ricciotti, si staglia sul mare coperto da un reticolo grigio perla di cemento e fibra d’acciaio che sembra un pizzo, o un moucharabieh, o una rete da pesca, a seconda di dove la fantasia conduca chi lo guarda. Il fil rouge con la città antica è una passerella sospesa, che collega l’edificio alla vicina fortezza quattrocentesca di Saint Jean.
Anche l’Hotel Dieux, il vecchio ospedale simbolo di protezione e di assistenza alla popolazione che guarda il porto dall’alto, è diventato un Hotel InterContinental di grande fascino, luogo di ritrovo dei marsigliesi per l’aperitivo.
Persino la vecchia Canebière, la famosa arteria principale che conduce al Vieux Port e che prende il nome dalla canebe, la canapa che serviva per fare le gomene da nave, oggi ospita le Galeries Lafayettes e una sequenza di negozi di moda e design molto Pop, ma anche molti caffè per cui la città è sempre stata famosa, e Tacussel, ottocentesca libreria e editore di libri rari.

MARSIGLIA, CUORE MULTIETNICO: DOVE MANGIARE

Svicolando però nelle strade retrostanti palpita ancora il cuore multietnico e multiculturale di questa città che accoglie tutti da oltre cent’anni: Cabiles algerini, Armeni che sfuggivano al genocidio, Ebrei, gente delle Comore, cinesi. Qui profumi soavi di acqua di rose provengono dai dolci arabi della Patisserie Orientale (28, Rue Pavillon) e quelli così intensi da essere materici dal negozio di spezie Saladin, una vera istituzione (rue Longue des Capucines). Insieme agli odori si respirano i popoli al vicino mercato di Noailles e nei brulicanti vicoli laterali, dove la Maison Empereur, dal 1827 è  un antro di Ali Babà gigantesco e affascinante, in cui si trova qualunque cosa nel settore ferramenta-chincaglieria-coltelleria-drogheria-abbigliamento. Poco distante, l’insegna del bar Le God’Jo (in rue Des Trois-Mages): significa “ragazzo” in gitano, e insieme ai racailles, i giovani con look da duri che qui ascoltano improvvisati concerti per chitarra, si beve il rum arrangée, aromatizzato alle spezie.
Poi però ecco un contrasto epocale: il Vieux Port da quando è pedonale si è trasformato nel salotto buono della città, dove camminando ci si specchia guardando all’insù nella grande tettoia di acciaio riflettente di Norman Foster oppure si ammira Marsiglia dall’alto della Grande Roue (la ruota panoramica).

MARSIGLIA: ITINERARIO NEL QUARTIERE LE PANIER

Inerpicandosi verso la città alta, Le Panier, sembra quasi una Chora greca messa di fronte a Notre Dame de la Garde che da metà ottocento protegge i marinai. I vicoli, in parte ancora fatiscenti in parti tirati a lustro, rivelano tanti piccoli tesori, come l’Atelier La Petite Fleur du Panier dove Christine Markiewicz lavora piccoli fiori colorati in cotto che profumano come quelli veri. Il Cup of Tea (Rue Caisserie, 1), è il caffè letterario gestito da un grande appassionato di musica metal e jazz dove bere un Pastis e comprare libri, vinili e cd di musica vintage; il bar 13 Coins in rue Sainte-Françoise è noto fra i locali perché vi fu girato Borsalino, ma vale una sosta anche per l’hamburger versione locale con sardine e erbe di Provenza.
Al limitare del quartiere, dove i vicoli cedono il posto alle strade trafficate, si fa scorta a L’Esperantine, piccola bottega che sembra una bomboniera: cioccolato all’olio di oliva bio, crema cacao spalmabile profumata all’arancia e alla clementina, croccanti di mandorle ricoperti di cioccolato. A fianco, un piccolo forno, Le Navettes des Accoules, produce artigianalmente le navettes, i biscotti-simbolo della città profumati ai fiori d’arancio. Si conservano per un anno come le gallette dei marinai e – probabilmente – furono create in ricordo di un naufragio all’imboccatura del porto di una nave che trasportava una statua della Vergine Maria, interpretato come di buon auspicio. La ricetta originale invece, vecchia di 200 anni, è custodita gelosamente al Four Des Navettes dall’altra parte del porto.

COS’È E DOVE SI MANGIA LA BOUILLABAISSE A MARSIGLIA

Ma se si parla di tradizioni gastronomiche marsigliesi, la regina incontrastata è la bouillabaisse, la più famosa zuppa di pesce francese, il cui nome pare derivi da boullir (bollire) e abaisser (abbassare), perché quando inizia a bollire, la cottura deve proseguire a fiamma bassa.  Di origine antichissima, la città di Marsiglia nel 1980 ha depositato il brevetto della ricetta originale per difenderne l’autenticità. Secondo la tradizione, le origini di questo piatto risalgono addirittura ai Focei, fondatori della città di Marsiglia (600 a.C.). Mangiavano infatti uno stufato di pesce detto kakavia, come oggi si chiama la zuppa greca. La bouillabaisse POI compare anche nella mitologia romana: pare che Venere nutrisse Vulcano con questo piatto afrodisiaco.
La bouillabaisse ha però infinite varianti, spesso in contrasto tra loro. Ma tutti sono d’accordo su di un must: il pesce deve essere servito separato dal brodetto, che va in tavola molto caldo e con fette di pane abbrustolite e spalmate di salse rouille (piccante) e aioli (all’aglio). La zuppa in origine era fatta in pentoloni che venivano allestiti sulla spiaggia al ritorno dei pescatori, dove venivano cotti i pesci poveri come lo scorfano, le cozze più piccole e i granchi. Il tutto era condito con olio, pepe, zafferano, cipolle, aglio, pomodori e prezzemolo. L’aragosta e i pesci pregiati sono un’aggiunta di quando il piatto sbarcò a Parigi nel 1789 nel menù del ristorante Les Trois Frères Provencaux.
Una delle migliori in città dagli anni ’50 si mangia da Chez Fon Fon, che si rifornisce di pesce direttamente dai pointus le barche in legno che si scorgono nel porticciolo sottostante, a Vallon Des Auffes. Si raggiunge seguendo la corniche che esce dalla città e che offre l’occasione, nella bella stagione, di bagni in acque cristalline già a Catalan, la prima spiaggia, grazie al gioco di correnti e a depuratori all’avanguardia.
Uscendo di città si va verso il borgo marinaro La Ciotat e quella meraviglia assoluta della natura mediterranea che sono Les Calanques, unico parco marino e terrestre in Europa in un’area urbana: venti chilometri di rocce bianche a picco, mare di smeraldo e macchia mediterranea profumata. L’allure da città della mala qui sembra lontanissima.

GLI EVENTI PER UN WEEKEND A  MARSIGLIA

L’estate offre più di un’occasione per mettere in calendario un weekend a Marsiglia, grazie ai numerosi eventi. Come il FID Marseille International Documentary Film Festivaldall’11 al 17 luglio, considerato uno dei più prestigiosi festival di documentario al mondo, con una selezione di oltre cento documentari provenienti da numerosissimi Paesi. Sono ammessi al concorso anche film di finzione. Segue il Festival Jazz dei Cinque Continenti dal 19 a fine luglio: al Palais Longchamp e al Theâtre Silvain si danno appuntamento nomi importanti  del jazz internazionale, come Herbie Hancock, George Benson, Kamasi Washington. Infine, dal 19 al 29 agosto, arriva il Festival MiMi, dedicato alla musica d’avanguardia, che salvaguarda i diritti culturali, l’indipendenza di pensiero e di parola, l’unicità e la diversità culturale delle genti.

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