Grecia: long week in barca a vela

Tornare in Grecia è qualcosa che vale sempre, in ogni stagione. Arte e paesaggi sono gli ingredienti di quel grande capolavoro di natura e storia che è stato la culla della civiltà occidentale. E nonostante i TG mettano in onda le immagi di un paese decadente, la bellezza del suo mare non passa mai, e mai passerà. È semplicemente eterna. È mito. E quando c’è di mezzo il mito, si sa, tutto ha un richiamo forte, viscerale, da male invisibile che sussurra dentro e spinge a guardare orizzonti e cieli stellati. Dire estate in Grecia vuol dire soprattutto isole, tante isole, che sono una preghiera di vento e di sale in quel grande komboloi roccioso che, qua e là, punteggia l’Egeo. Il must è navigare tra i vari arcipelaghi, scegliere un porto dal quale salpare e tracciare un itinerario di rotte azzurre, acque trasparenti, calcare rugginoso, bianchissimi borghi e vestigia dell’antichità classica.

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Staccare la spina per un long week a bordo di una barca a vela è, quindi, l’imperativo. Ovviamente con Eolo a favore. Per farlo volo ad Atene, corsa in taxi fino ad Alimos evitando accuratamente il caos cittadino e mi fermo al porto turistico dove incontro subito il sorriso di Manlio Accardo. Mi stringe la mano, ha presa stretta, da marinaio, ed esordisce con un «pronto per un po’ di pace?». Trentotto anni, è già alla sua seconda vita dopo un esordio come manager in una multinazionale. Nato in Sardegna, a Sassari, per amore del mare ha mollato tutto, e intercettando il momento d’oro che ormai da 20 anni vede protagonista il charter di barche a vela o motore, ha messo su Sailogy. Cos’è? Una piattaforma con oltre 20mila scafi in tutto il mondo da prenotare in tempo reale, con un semplice click sul www.sailogy.com, e con un obiettivo specifico: sfatare il mito che noleggiare una barca sia solo una roba per ricchi. Qualche numero? Prenderla in affitto ha un costo medio di circa 3.500,00 Euro a settimana, badate bene, da dividersi in sette persone che pagano quindi 50 euro al giorno… meno di una camera d’albergo. Amazing!

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Saliamo a bordo di un catamarano Bali 4.5, varato nel 2016, lungo 14 metri, dove c’è il resto dell’equipaggio: la cuoca Maria e lo skipper Apostolos, natii di due paesini del Peloponneso. Già al timone, sulla cosiddetta postazione “fly” (gergo marinaro) Apostolos indica subito la direzione della nostra navigazione: sudovest. Occhi azzurri, brizzolato, 52 anni, naviga nei mari della Grecia da quasi 25 ed è approdato in circa un migliaio di isole del paese le cui stime variano dalle 1.400 alle 6.000 (numeri dell’ente del turismo, compresi atolli poco più grandi di uno scoglio).
Manlio è già a poppa del catamarano, ritira le cime, mentre salpiamo dal porto di Alimos prendendo il largo nel golfo di Saronico tra i marosi di un vento favorevole che squarcia le nuvole e mette in mostra la nostra prima tappa del viaggio: l’isola di Egina.

LA NAVIGAZIONE (GUARDA LE FOTO NELLA GALLERY)

SI PARTE
Da Alimos all’isola di Egina
occorrono circa due ore di navigazione. Ecco la prima tappa, Egina: nota come l’isola dei pistacchi, è il primo rifugio degli ateniesi che vogliono fuggire dalla pazza folla della metropoli (dista appena 50 chilometri). Appena sbarcati nel piccolo porticciolo sono numerosissimi i venditori ambulanti pronti a farli gustare in diversi modi: dai semplici semi essiccati, che qui viene prodotto in grandi quantità, alla granella che farcisce e condisce i dolci al miele kataifi e baklava oppure i torroni (imperdibili per i golosi). Introdotto nel corso del Novecento, il frutto verde, ogni anno, dal 15 al 18 settembre, vale il Festival del Pistacchio (Aegina Fistiki Festival) scandito da cene, assaggi a profusione, canti e balli tradizionali.

EGINA
Partendo dalla chiesetta di Agios Nikólaos si visita il lungomare del centro abitato, pieno di ristoranti e caffè (cercate Nisos: è tra gli indirizzi migliori). Estesa su appena 90 chilometri quadrati, a Egina, oltre gli ulivi secoli tra gli orti e le piantagioni di pistacchio, potete visitare il monastero di San Nectario con la vicinissima e antica città bizantina di Paleochora. Visitare il luogo vuol dire mettere in conto un bel trekking tra essenze mediterranee su una ripida collina impreziosita da tabernacoli e affreschi. Sull’estremità nordovest dell’isola, invece, vicino al faro di Plakakia, c’è la casa dove visse Nikos Kazantzakis, l’autore del celebre Zorba il Greco. Per la classica scena dei polpi stesi al sole recatevi alla punta Perdika (a sud del centro di Egina). In vista di trasparenze marine, pescherecci e molluschi essiccati, fermatevi nella veranda del ristorantino Miltos dove si mangia pesce a profusione.

Non mancano le spiagge lambite da irresistibili trasparenze cristalline come quelle di Marathónas, Aiginitíssa e Vaya. Ma uno dei motivi per visitare l’isola di Egina sono i diversi siti archeologici dove passeggiare (evitare le assolate ore centrali). Uno fra tutti il tempio dorico di Aphaìa, del V° secolo a.C., con 25 gloriose colonne doriche perfettamente intatte, nei pressi della fitta pineta del villaggio di Mesagrós. Ancora il tempio di Zeus sul monte Oros e, poco fuori l’abitato di Egina, i resti dell’antica città di Kólona dominati dalla scenografica colonna del tempio di Apollo.

AGISTRI
Si mantiene la rotta, sudovest. Si approda all’inedita isola di Agistri dove i pini lambiscono il mare con riflessi smeraldi (tra i greci è nota, appunto, come isola dei Pini). Decisamente poco battuta dalle rotte del turismo, che puntano direttamente al Peloponneso, questo isolotto è una vera e propria alcova del silenzio. La dimensione di isola, qui più che altrove nel golfo di Saronico, si avverte davvero tanto con spiagge deserte dalla bellezza primeva e con serate scandite da cieli stellati, schianti della risacca e vociare di qualche trattoria. A Slaka, andate a cercare Toxois: un ristorantino a conduzione famigliare dove mangiare pesce fresco alla griglia oppure ottimi suovlàki di maiale e vitello.

Oltre Skala a ovest, il villaggio dell’isola dove c’è un leggero movimento a Megalochori (o Mylos) con la chiesa di Georghios, mentre a Limenaria, con la chiesetta di Aghia Kyriaki affacciata su una lunga spiaggia, c’è una pace da posto sperduto del mondo. Letture, sole, tintarella e i profumi della vicina Taverna Agistri caratterizzano il posto dove staccare la spina, magari leggendo i versi surrealisti del poeta Yòrgos Chronàs. Nell’entroterra di Agistri c’è il piccolo borgo in pietra di Metochi tra boschi e panorami sul mare che celano l’irresistible baia di Skliri.

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IN MARE PASSANDO DA KUPA
Mare aperto, si naviga avendo di fronte i profili montuosi del Peloponneso. Appena a nord, piccola deviazione all’isolotto di Kupá che si raggiunge per le sue trasparenze e i bassi fondali con spiagge dorate da raggiungere a bordo di un piccolo tender. Qui il catamarano sosta per un pranzo greco. Maria prepara dei gamberoni alla piastra, una ricca choriatiki (un’insalata di pomodori, cetrioli, peperoni, cipolle crude, olive e feta), pita calda condita con origano e dell’ottimo olio extravergine di oliva, che Manlio compra da piccoli produttori durante le sue esplorazioni dell’Egeo e Ionio, da inzuppare furtivamente nelle ciotole di tzatziki. Melanzane arrostite, una fumante moussakà e retzina (il caratteristico vino bianco greco).

«A Epidauro, nella quiete, nella grande pace che scese su di me, udii batter il cuore del mondo».

Henry Miller

EPIDAURO, LA GRANDE BELLEZZA
Si approda al piccolo porticciolo di Epidauro. Il posto è uno scenario mediterraneo suggestivo. Pescatori che riparano reti, barche colorate, risate argentine di bambini che si tuffano dal molo e, a pochi passi, qualche bar dove servono degli ottimi dolci tipici. Il miglior posto è la Taverna da Mike: provate i suoi kataifi e kourabies. Mentre sorseggerete un caffè greco ascolterete perché gli uni e gli altri erano fortemente preferiti da Dionisio e Artemide.

Dal mare si punta all’entroterra. In auto, attraverso una strada in salita e zeppa di curve tra macchia mediterranea e valli calcaree, si sale a uno dei siti più sorprendenti dell’antica Grecia: il teatro di Epidauro. Patrimonio Mondiale dell’Umanità, arrivarci è uno stupore per la  perfezione e armonia dell’architettura risalente al 350 a.C. La vasta cavea, in grado di contenere quasi 15mila spettatori, amata da Maria Callas che qui si esibì nel 1960 e 1961, ha un’eccezionale acustica che amplifica ogni minimo suono. Il grande viaggiatore Henry Miller ne Il colosso di Marussi, scrisse: «A Epidauro, nella quiete, nella grande pace che scese su di me, udii batter il cuore del mondo».

POROS
Si riprende il mare veleggiando lentamente in vista della scenografica penisola di Methana. Di origine vulcanica è punteggiata da ben trenta crateri, l’ultimo dei quali attivo nel 230 a.C. come raccontato dagli illustri Strabone, Pausania e Ovidio. Entrando in uno spettacolare fiordo, cinto da montagne e boschi, si arriva all’isola di Poros (in realtà costituita da due isole: Sphairia e Calauria) dalle coste fortemente frastagliate.

Tra i più bei borghi dell’intero golfo di Saronico, candido con porte e imposte delle case blu, è dominato da una collina sulla quale si trovano i resti di un santuario dedicato a Poseidone del 520 a.C. La bellezza dell’abitato è il frutto di una stratificazione architettonica firmata da romani, bizantini, Repubblica di Venezia e occupazione ottomana. Esplorarlo vuol dire attraversare strette stradine, salire per ripide scalinate, incontrare gatti sornioni, fino alla torre sommitale che domina un panorama mozzafiato sulla lunga insenatura e la dirimpettaia cittadina (sulla Grecia continentale) di Galatas.

Il lungomare di Poros è un posto elegante dove passeggiare tra le linee neoclassiche del palazzo Deimezi, villa Galini e, ogni tanto, davanti portali finemente scolpiti. Il posto per sedersi a mangiare la migliore cucina isolana (soprattutto di mare) è la Taverna Gia Mas… dove Dimitri porta a tavola il suo pescato (chiedete di lui, è un’istituzione). Il rito della birra, rigorosamente Mytos, va officiato allo Yachting Café di Michael e Spiros. Dopo la tintarella alle spiagge di Kanali, Askeli, Monastiri e Neorio, si passa ad annusare i limoneti di Plaka prima di partire per il rientro in direzione Atene. L’ultimo scampolo di bellezza, prima del mare aperto, si chiama Módi, un vertiginoso isolotto piramidale di calcare e ciuffi di macchia mediterranea sui quali volteggiano i gabbiani.

di Carlos Solito

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