Da Civitella del Tronto a Colonnella: tutto il bello e buono d’Abruzzo

Civitella-del-Tronto---Panorama-©Di-Ottavio

Civitella del Tronto dove le mura crollano”, titolavano i giornali. Colpito dal terremoto che, dall’estate scorsa, ha sconvolto il Centro Italia, il borgo teramano ora subisce i danni della cattiva informazione. Perché nel meraviglioso paesino al confine con le Marche nulla è crollato. Molta paura, edifici lesionati che hanno reso necessari cospicui interventi di messa in sicurezza. Ma niente in confronto alla distruzione che ha investito altri centri. “Sono stati spazzati via 20 anni di impegno per sviluppare il turismo”, si sfoga Daniele Zunica, proprietario dell’omonimo hotel e ristorante nel cuore di Civitella, punto di riferimento enogastronomico di un territorio dove il buon bere e la buona tavola richiama(va)no ogni anno migliaia di viaggiatori.

Arroccato a 600 metri nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, l’antico borgo è dominato dalla fortezza di origine aragonese, una delle più grandi d’Europa, con i suoi 25mila metri quadrati di superficie, in parte dedicati a un interessante Museo delle Armi. Passeggiare tra le stradine lastricate che si snodano irregolari tra le antiche case-forti, addossate l’una all’altra, è pura magia. Nella piazza principale, Zunica 1880 è l’altra fortezza del paesino, quella dove vengono custoditi i sapori del territorio. Daniele, quarta generazione di una famiglia di ristoratori, ne ha fatto la sua missione, aiutato dal giovane chef Sabatino Lattanzi. La sua cucina affonda le radici nella tradizione, reinterpretata con sensibilità e tecniche attuali. Da provare la pasta aglio e olio, preparata con gli spaghetti Verrigni, storico pastificio locale, mantecati in padella con brodo di cappone, e il pancotto salvia, rosmarino e tartufo, rivisitazione gourmand della pietanza di cui si cibavano i pastori durante la transumanza. Sono un omaggio alla tradizione anche le ceppe (maccheroni che devono il nome al bastoncino su cui si modellava l’impasto) in salsa classica alle tre carni: vitello, manzo e maiale. A dieci chilometri da Civitella del Tronto ci si ferma a Sant’Egidio alla Vibrata, all’azienda Fracassa, per fare scorta di salumi tipici: bresaola di maiale, salame al vino, salsiccia di fegato e la regina della norcineria locale, la ventricina teramana, che Enrico Fracassa e i figli Luigi e Roberto producono, secondo tecniche rigorosamente artigianali, con la carne dei maiali di proprietà, allevati allo stato semibrado. Simile alla ‘nduja calabrese, deve il suo sapore – oltre che alla scelta dei tagli: in questo caso, parti magre unite a lardo di schiena – al mix di spezie e erbe, dal rosmarino al peperoncino, all’aglio, con cui vengono condite le carni.
Si riprende la strada in mezzo a distese di colline ricoperte da vigneti. Questo è il territorio della Docg Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, un rosso intenso da degustare (e acquistare) nelle cantine che si incontrano lungo il percorso. A Torano Nuovo, il Montepulciano è il fiore all’occhiello della cantina di Emidio Pepe, con oltre mezzo secolo di vendemmie alle spalle (l’azienda omonima è nata nel 1964), uno dei primi viticoltori a credere nelle potenzialità di questo vitigno. Si dorme fra i vigneti, nel country resort accanto alla cantina con vista sulle cime del Gran Sasso e della Majella. A Corropoli, il birrificio agricolo Grignè è l’indirizzo giusto per una sosta rinfrescante. Qui Niky Ferri è pronto a dissetare i viandanti di passaggio con le birre artigianali prodotte dai cereali che coltiva direttamente: la lista ne comprende più di dieci, compresa l’ultima nata, Emma, al miele.
Proseguendo il viaggio verso la costa si arriva a Colonnella, piccolo comune della Val Vibrata, appollaiato sulla cima di una collina, a 300 metri d’altitudine, che si affaccia sull’Adriatico. Lungo il tragitto è doveroso sedere all’Osteria Zenobi per assaggiare la capra alla neretese, una delle specialità del territorio.

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