“A single origin”: viaggio alle origini del caffè, tra Brasile e Perù

MachuPicchu

Profuma di caffè e di terre lontane. Ha il sapore della scoperta e il fascino senza tempo di luoghi dove convivono scenari incontaminati e paesaggi urbani. L’itinerario raccontato dall’esploratore Alex Bellini, protagonista del format tv  A single origin: il gusto del viaggio (realizzato da DueB Produzioni e in onda tutti i martedì a mezzanotte su Rai2, fino al 6 giugno), è un coast to coast dal Brasile al Perù, sulle tracce dei chicchi monorigine Cereja Passita e Selva Alta. Due selezioni di Arabica provenienti, rispettivamente, da una piccola regione dell’altopiano del Cerrado e dalle pendici delle Ande peruviane. Un percorso fatto di incontri speciali e non convenzionali, di personaggi che svelano il mistério profundo che lega l’uomo alla natura. Un viaggio che “lascia nel cuore la sensazione di aver già visto quei territori e vissuto quelle esperienze – racconta Bellini – andando alla ricerca delle origini comuni delle persone”.

TUTTI I COLORI DEL BRASILE: RIO DE JANEIRO
Dalla città di Torino, dove nel 1895 nacque la Lavazza, a Rio de Janeiro. Comincia qui l’avventura dell’esploratore protagonista del tv branded content sponsorizzato da Lavazza, tra i quartieri di Lapa e Santa Teresa, dove la vivace Scalinata Selarón, opera dell’omonimo artista cileno, dà il benvenuto carioca con i suoi decori verde e oro. “È molto divertente, colorata e chiassosa, uno dei fulcri delle attività più interessanti della metropoli: la versione brasiliana dei gradini romani di Trinità dei Monti”, commenta Bellini. Per vivere un inedito momento di quiete, invece, si va sul lungomare di Copacabana alle prime luci dell’alba. “Tutte le mattine, verso le sei, andavo a correre per mantenermi in allenamento: è il momento migliore, c’è il clima ideale e si incontrano molti runner”. La cartolina con il panorama più suggestivo, però, si porta a casa dal celebre Pan di Zucchero, il colle alto quasi quattrocento metri proteso sull’Atlantico, simbolo della città. Il consiglio? “Raggiungere la vetta con una scalata, anziché prendere la funivia: guadagnarsi così la vista più bella di Rio ha il fascino della conquista”, risponde l’esploratore. E ricorda anche l’altro volto della metropoli, quella che vive ai margini. “Visitare una favela è stata un’esperienza quasi surreale, ho trascorso uno dei momenti più divertenti di tutto il viaggio, con le persone che mi invitavano a ballare la samba per festeggiare il carnevale”. Qui, dove “c’è il limite per sopravvivere e niente di più” e dove “ci sono delle gerarchie che vanno rispettate e dei codici comportamentali da seguire”, Bellini ha incontrato Riccardo Padula, gestore di un centro di attività ricreative per bambini. Un personaggio che sta lavorando per migliorare le condizioni di vita di questa comunità. “Vuole educare i minori alla sana alimentazione, proponendo una dieta vegana e tante attività interessanti con il cibo; il Brasile è ricco di frutta e verdura, si tratta di una scelta non solo economica, ma anche più salutare. I ragazzi, poi, vanno a casa e a loro volta educano i genitori: si crea un circuito virtuoso, un battito di farfalla che genera un impatto incredibile sulle famiglie allargate del posto”, conclude Bellini.

DA PARATY A SAN PAOLO, TRA RITI ANTICHI E CONTAMINAZIONI CULTURALI
Proseguendo l’itinerario, a circa cinque ore da Rio, si incontra Paraty. “Un piccolo borgo affacciato sull’oceano, molto caratteristico”. Nel periodo di carnevale si può ammirare nella sua veste migliore, quando le celebrazioni popolari assumono insolite sfumature noir. “C’è la tradizione di cospargersi di fango scuro: un rito nato come forma di protesta, oggi diventato pratica folkloristica”. Un vibrante “carnevale nero” che di sera passa il testimone a cerimonie più convenzionali, tra performance musicali e carri travolgenti. Non lontano da qui, Bellini ha incontrato Seu Zè, un esperto botanico che vive nella foresta pluviale, a diverse ore di cammino dal centro abitato più vicino. “Ha messo a punto dei metodi di coltivazione molti particolari, tanto che vengono a studiare le sue piante da tutto il mondo”, spiega. “Ricordo ancora il gusto piccante del peperoncino che ho assaggiato: mi ha letteralmente steso”. Sapori forti che incorniciano emozioni altrettanto forti. Come quelle che regala San Paolo, “dove 20 milioni di abitanti convivono da funamboli in una una megalopoli che non nasconde nulla, né la ricchezza né la povertà”. Un melting pot sociale a cui corrisponde un paesaggio multiforme, dove coesistono rigogliosi ambienti naturali e moderne architetture urbane. “È un luogo articolato su più livelli, in cui coabitano indigenti e persone abbienti, scrittori e designer di fama internazionale”. Ecco allora l’incontro con l’artista italiano Roberto Rebaudengo, che nella città brasiliana ha avviato un’attività di social eating: cene-evento organizzate a casa sua per otto commensali che si trovano a condividere lo stesso tavolo. “Ho partecipato a una serata, è stato molto divertente; erano tutti italiani, interessati all’arte e alla cultura”, racconta l’esploratore. Di origini italiane anche Helena Rizzo, cuoca stellata del ristorante Maní, insignita nel 2014 del titolo di World’s Best Female Chef. “Con lei ho cucinato una specialità del menu che rievoca la tradizione nostrana: i tortelli di zucca preparati con una sfoglia di cuore di palma”. Un piatto che diventa emblema gastronomico di una società che fa della multietnicità la propria cifra. “Tappa fondamentale è il Museo dell’Immigrazione, con un percorso espositivo toccante che include un archivio digitale dove sono riportati nomi e date di arrivo dei 18mila italiani sbarcati in questa terra in cerca di fortuna, che spesso andavano a lavorare proprio nelle piantagioni di caffè”.

IL GUSTO DEL PERÙ, TRA BIODIVERSITÀ E SOSTENIBILITÀ
Altro giro, altra costa. Quella che bagna Lima, la capitale del Perù, affacciata sull’oceano Pacifico. Il luogo perfetto per solcare le onde muniti di una tavola. “Pare che il surf sia nato qui vicino – racconta Bellini – in una baia situata a sud della città, dove ci sono le condizioni ideali per praticare questo sport”. Qui l’esploratore ha incontrato Sofia Mulanovich, la prima peruviana e sudamericana ad aver conquistato, nel 2004, il titolo di campionessa mondiale di surf vincendo l’ASP World Tour. “Ho affrontato con lei la mia prima uscita in mare su tavola, è stata un’impresa un po’ rocambolesca, ma me la sono cavata”, ricorda. Dalle origini dello sport a quelle del gusto. Altra eccellenza del Paese andino è la gastronomia, ai vertici delle classifiche internazionali. Tra i pilastri dell’arte culinaria locale c’è lo chef Gastón Acurio, titolare del ristorante Astrid y Gastón a Lima e di tante altre fortunate insegne del globo. Autore di una cucina sostenibile che valorizza le biodiversità, ha fatto scuola catalogando le innumerevoli varietà autoctone, dalle patate al mais. “La sua fama nel Paese è tale che si dice che avrebbe buone possibilità di vincere le elezioni, se si candidasse”, spiega Bellini. “È molto interessato a cercare di lasciare il mondo in una maniera migliore di come lo ha trovato: ho visitato il Pachacútec Culinary Institute, istituto di formazione che ha fondato in una zona desolata, a un paio di ore dalla capitale, dove dà la possibilità di frequentare i corsi di cucina a chi vive in questi luoghi dimenticati, offrendo un’opportunità di lavoro nei migliori ristoranti”.

LE ANDE E LE MERAVIGLIE DELLA VALLE SACRA DEGLI INCA
Spostandosi all’interno, in direzione sud-est, si incrociano le piantagioni di caffè di Quillabamba, nella regione meridionale di Cusco, storica capitale andina dell’impero Inca, situata a oltre tremila metri. Nei pressi di questa città, l’esploratore ha incontrato il giovane chef-star Virgilio Martinez del Central di Lima, al primo posto nella classifica Latin America’s 50 Best Restaurants. Ricerca, attitudine green, valorizzazione dei diversi ecosistemi e delle specie endemiche caratterizzano lo stile del cuoco. Con lui, Bellini ha praticato il foraging. “Ho trascorso un’intera giornata a raccogliere prodotti selvatici in quota: erbette, patate e semi”. L’assaggio più buono? “Una varietà di mais, il morado, con cui si prepara la tipica chicha morada, una bevanda energizzante che ricorda il gusto del mirtillo”.  Un approccio sostenibile caratterizza anche i lavori di Ishmael Randall-Weeks, artista originario di Cusco che recupera vecchi oggetti dalle discariche, dando vita a vere e proprie opere di riciclo. “Sono stato nel suo laboratorio a Lima, mi ha mostrato lavori molto interessanti”, racconta Bellini. “La sua famiglia gestisce El Albergue, un grazioso hotel che ho visitato e che sorge a Ollantaytambo, nella valle sacra degli Inca, a ridosso della ferrovia che conduce a Aguas Calientes, ultima località che si incontra salendo al celebre sito archeologico di Machu Picchu”. Il panorama mozzafiato da non perdere prima di ripartire alla volta della capitale? La meraviglia di Vinicunca, la Montaña Arco iris conosciuta anche come Rainbow Mountain, nella Valle Sagrada, a circa tre ore dalla città di Cusco. “È una montagna ricca di minerali che colorano le pendici di tantissime sfumature differenti: le pennellate variopinte sono di una bellezza quasi indescrivibile, al punto che ti domandi se questo incredibile spettacolo della natura esista davvero”.

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