In Svezia, West Coast equivale a ottomila isole e un mare ricco di pesce e crostacei. E poi c’è la luce che, sia d’inverno sia d’estate, ha un fondo argenteo che avvolge le persone, gli edifici, la natura, rendendo tutto misterioso e sognante. Il nostro viaggio inizia a Göteborg, città universitaria fondata nel 1621, sede delle automobili Volvo e delle fotocamere Hasselblad, attraversata dal fiume Göta che la collega a Stoccolma, punteggiata da laghi e parchi con 1.300 varietà di rose e 175 metri quadrati di verde procapite. È percorsa da 800 chilometri di piste ciclabili e vanta sette ristoranti stellati.
Ci sono quattro modi per visitarla: a piedi, in tram o in autobus (efficientissimi), in bicicletta o in battello. Noi abbiamo scelto l’acqua. Larghi e scoperti, i Paddan boats sono barconi che passano sotto ponti così bassi che, come nel caso dell’Osthyveln, bisogna fare attenzione per non sbattere la testa. In 50 minuti scorrono davanti ai nostri occhi palazzi in pietra che un tempo si potevano permettere solo le famiglie ricche, il Lipstick building, come lo chiamano i locali, anche se il vero nome del palazzo è Lilla Bommen, i cantieri navali, la Opera House e l’università.
Al capolinea, si arriva a Kingsports Bron, a pochi passi dal Feskekörka, il mercato di pesce della città. Nella hall che sembra una chiesa, ci sono i banchi con il pescato freschissimo che si può poi assaggiare al ristorante Gabriel, al secondo piano, dove servono ostriche di produzione locale. Per inciso: sono molto più gustose di quelle francesi perché, grazie alla bassa temperatura dell’acqua, maturano in cinque anni anziché due.
Nella città vecchia esplorate il distretto di Haga, con le case del XIX secolo a tre piani, il primo di pietra e gli altri due di legno, fra caffè e negozi. Vicino c’è il Linné district, con la via Linnégatan piena di ristoranti. Uno dei migliori è il Fiskekrogen, le cui specialità sono pesce e astici e un’ottima carta di vini francesi (fiskekrogen.se). Prenotate una visita al mercato all’ingrosso, dove ogni mattina si svolgono le aste, anche se vi toccherà svegliarvi all’alba. I battitori sembrano sbarcati da una nave vichinga (anche come prestanza) e vendono tonnellate di gamberi, granchi, salmoni, merluzzi e anguille.
Puntando a nord, la prima tappa è Grebbestad, nella guesthouse Everts Sjöbod dei fratelli Lars e Per Karlsson che allevano astici e organizzano lobster safari. «La pesca comincia verso la fine di settembre e dura fino a dicembre. Possiamo prenderli solo se misurano più di 8 centimetri. Ci impiegano fino a 10 anni per raggiungere questa dimensione e possono vivere fino a 80», spiega Lars.
Poco più a sud c’è Fjällbacka, un tempo villaggio e ora uno tra i centri turistici più frequentati della costa. È da queste parti che si trova l’isolotto dove Ingrid Bergman comprò casa negli anni Cinquanta e dove la famiglia torna ogni estate. Fra le strade che vanno dal porto alla collina si respira l’atmosfera dei gialli della scrittrice Camilla Läckberg, nata proprio qui. Sul battello da Fjällbacka si naviga fino a una delle isole più estreme del suo arcipelago, Väderöarna, ovvero Weather Island. Rocciosa, ventosa, lunare, frastagliata, un tempo ospitava le case dei marinai che vivevano con le loro famiglie, ed era una vita difficile perché l’isola non ha sorgenti d’acqua. Ora si dorme nella guesthouse di Pia Hansson che ha costruito un costoso impianto di desalinizzazione e nel ristorante serve cibi di stagione e locali. Le undici camere sono in parte nel corpo principale, in parte in cabane, ognuna con vista sul mare e sulle rocce (vaderoarna.com). Il contatto con la natura è estremo e ci si sente come una famiglia svedese, liberi di muoversi fra il bar e il ristorante. Si può esplorare l’isola o l’arcipelago o ancora immergersi nella sauna affacciata sul mare, tuffarsi nelle acque che non superano mai i 18 gradi e nella vasca idromassaggio all’aperto.
Gli svedesi accompagnano questi tempranti passaggi di temperatura con un grido molto vichingo, Herregud, che equivale al nostro Ohmmmiodddio, e ciò dimostra che malgrado il loro essere nordici soffrono il freddo. Il Natale e il Capodanno su quest’isola sono così ambiti che la lista d’attesa arriva al 2026. Per conoscere meglio la storia di questo popolo, fate tappa al museo di Vitlycke e al vicino Tanum, il sito archeologico più visitato del Paese. Le 600 pitture rupestri risalgono a 3.000 anni fa, l’età del Bronzo, quando queste colline venivano bagnate dall’acqua del mare e gli abitanti incidevano figure, oggetti, barche e animali sulle rocce. Vascelli a remi, guerrieri, figure sacerdotali, marinai, simboli geometrici, alci svettano sulle pietre larghe fino a tre metri che emergono dai prati fra i boschi.
Di nuovo tornando a sud, sosta d’obbligo è il Musselbaren di Ljungskile, ristorante sul porto dove cucinano le cozze locali alla maniera svedese (musselbaren.se). All’aperto, una giovane chef estrae una padella di ferro del diametro di un metro, la scalda, vi mette olio, un trito di sedano, carote, cipolla e prezzemolo, poi le cozze che, una volta aperte, irrora di vino bianco. Nella sala interna con vetrate affacciate sul panorama, i molluschi vengono serviti in ciotole di coccio e accompagnate da maionese, mostarda e una salsa a base di panna. L’accostamento può sembrare ardito, ma vale la pena provare il contrasto fra il salato del mare e la cremosità delle salse. Si può alloggiare al Salt & Sill, un albergo galleggiante con ristorante sull’isola di Klädesholmen, famosa per le aringhe. Il porticciolo, con le case rosse dei pescatori, è a pochi minuti a piedi.
Ci si ritempra nella sauna panoramica, un bagno nelle acque gelide e poi idromassaggio sul tetto ventoso. Freddissimo. Poi si dorme nella camera galleggiante accompagnando il sonno con il dondolio delle onde. L’ultima tappa è la fattoria dei Lekander sull’isola di Tjörn, dove la famiglia abita da nove generazioni e affitta camere molto ambite a coppie e famiglie (lekander.nu). La grande cucina affacciata sui boschi e sul lago, la sala di lettura e il soggiorno, il portico offrono tutto il calore dell’accoglienza scandinava. Si passeggia nei boschi e si torna con i cestini carichi di funghi in autunno e di fragole quando arriva il primo caldo. Anzi, non proprio, perché le fragole sono coltivate e riservate all’appuntamento più amato dagli svedesi: il solstizio d’estate. La sera del 21 giugno, ogni donna indossa una corona di fiori e tutti fanno festa danzando, bevendo e mangiando fino all’alba. Non possono assolutamente mancare i dolcissimi frutti rossi che devono essere rigorosamente locali. Per gustarli, c’è un solo modo: andare in Svezia. Perché le fragole non le esportano: se le tengono tutte per festeggiare l’arrivo della bella stagione.
di Mariangela Mianiti
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via Svezia: il mare e le fragole
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