Marianne Borgen, sindaco sempre sorridente di Oslo (ecco la sua Pagina Facebook; lei sa l’inglese, come tutti i norvegesi) deve avere da qualche parte nel suo ufficio nel Municipio, il massiccio rådhus in stile funzionalista, una bacheca, molto grande, per appuntare i premi e riconoscimenti che continuano a piovere sulla sua città e il suo Paese. Oslo con il record di auto elettriche circolanti, Green Capital 2019. Primo centro al mondo pronto a chiudere, entro lo stesso anno, l’intero centro ai mezzi privati; e tutto il territorio urbano alle auto a benzina entro il 2025. Oslo a capo del Regno appena tornato al vertice del World Happines Report, per la promozione di valori come “libertà, generosità, onestà, salute e buon governo”. Il Paese, certifica Reporters sans frontières, con la maggiore Libertà di Stampa. Passare da qui vuol dire osservare da vicino uno dei più importanti esperimenti sociali al mondo, un laboratorio unico di soluzioni per l’Ambiente e la qualità della vita in cui le idee e i progetti diventano continuamente quotidiano.
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Ma la novità è che la Città sul fiordo, dove molti passano solo in viaggio verso la Lapponia o Capo Nord, adesso è anche bellissima, sexy, divertente, green. Un posto da vivere per strada, nelle piazze e nel verde. Al sole. Adesso, nell’estate dei festival e dei party nei parchi. Spettacolare, ad esempio, il sistema di pedonali nel verde lungo l’Akerselva, fiume urbano che sembra un torrente alpino e, a pochi passi dal centro, si anima di curve tra gli alberi, laghetti, rapide e cascate. Il New York Times le mette tra le 12 strade più belle d’Europa. E sul lungofiume si susseguono un minigolf, i giardini dell’Accademia d’arte, ex fabbriche che gli studenti hanno trasformato in sale di registrazione, atelier, birrerie con i tavoli a bordo acqua. Dalle cinque, quando qui chiude tutto, vi si mescolano squatter artistoidi, studenti Erasmus e eleganti impiegati. Lungofiume è il modo più dolce di arrivare a Grünerløkka, periferia creativa dove la sera arrivano norvegesi e stranieri di ogni ceto, età e stile. Ricavato da un distretto di fabbriche, magazzini e caseggiati operai, è uno dei primi quartieri al mondo solo alimentato da energie pulite. Tra vie anonime e un po’ delabré, vi si aprono situazioni allegre come The Nighthawk Dinner, su Seilduksgata, bistrot stile America anni Cinquanta. O Dapper, su Nordre Gate, barbiere con incluso negozio di pelletteria e miniboutique dove i giovani bene perfezionano il look neovichingo dominante: capello corto e curatissima, lunga barba. Oslovelo invece le barbe le scorcia in un negozio di ciclista (oslovelo.com).
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Col caldo, tutti ci si ritrova fino a tardi sull’erba del Parco di Birkelunden, davanti al Parkteatret, bar con il teatro sul retro ricavato da un vecchio cinema. Oppure in zona Vulkan, polo dell’industria pesante sull’Akerselva trasformato in un labirinto di locali, negozi di mobili e gallerie, uffici, palestre e scuole di danza (su vulkanoslo.no, la mappa interattiva). Il posto migliore nella bella stagione? Il rooftop del Vulkan Bar, tra tetti e fumaioli. Oppure, si cerca uno spuntino nel Mathallen, mercato dello street food e delle primizie nordiche al coperto dove si assaggiano balena essiccata, salsiccia di renna, merluzzo secco da masticare per strada e salmone d’ogni foggia. Affacciandosi dalle finestre di Smelteverket, enorme bar corridoio sotto il mercato, ci si trova praticamente dentro il fiume.
Grünerløkka è anche uno degli epicentri del National Music Day, grande festa della musica gratuita che si tiene ogni primo sabato di giugno su 40 diversi palchi, con suoni che vanno dall’elettronica al folk locale. Poco lontano, nel grande e boscoso Tøyenparken, e pochi giorni dopo, dal 10 all’11 giugno, si potrebbe vivere in diretta un’altra eccellenza norvegese: la vita formato famiglia. Le folle di bambini biondi, le mamme che fanno jogging con il passeggino di design nel parco delle statue di Vigeland qui sono frutto di un’attenta politica di aiuti e servizi dedicati ai giovani genitori, ma anche di idee come il Miniøya Festival, kermesse di musica, arte, danza e teatro pensato per un pubblico fra i 4 e i 12 anni. Con fumo e alcool banditi, gli esseri umani sopra i 16 anni entrano solo se accompagnati da un bambino. Nello stesso parco, due mesi dopo, arriveranno 60 mila ragazzi da tutta Europa per l’Øya Festival (8-12 agosto. Quest’anno ci saranno Lana Del Rey, i Pixies e la Filarmonica di Oslo, e il Giovedì Clubbing in decine di localini della periferia Est, spesso gli stessi dove, senza soluzione di continuità, il 12 agosto, scatta l’Oslo Jazz Festival: sei giorni con le migliori star jazz-gospel-blues del pianeta, e con il baby festival nel festival Kids in Jazz. Adesso però è ora di ricordarsi che a Oslo c’è il mare, con l’acqua intiepidita già da maggio dall’ultimo ricciolo della Corrente del Golfo, con le isole boscose dove i cittadini vanno a pescare nelle loro cabin di legno colorato (il traghetto si prende con lo stesso biglietto del metrò), sparso di barche a vela, qualche transatlantico e uno sciame di kayak. È pensata per aprirsi all’acqua e al sole la nuova Oslo sul porto, dominato dall’antica Fortezza di Akershus. Il suo simbolo è il Teatro dell’Opera, un iceberg-piramide con grandi vetrate che fanno entrare il cielo e un tetto in marmo di Carrara che scivola in acqua dove si può prendere la tintarella o andare in bici (operaen.no). Ma anche il sinuoso Alstrup Fearnley, Museo d’Arte Moderna tutto vetro firmato da Renzo Piano nel 2012, al confine tra i quartieri vip di Aker Brygge e di Tjuvholmen, ricavati da vecchi magazzini portuali e piattaforme artificiali sull’acqua. Tutti localini, canali, sculture moderne e ponticelli.
Ancora più nuovo (l’ultimo isolato l’hanno finito a Natale) è Sørenga, più a est. Vi si arriva con una passerella direttamente dall’Opera. Su una lunga piattaforma sull’acqua, dietro un fronte di ristorantini con dehors, caseggiati neri, futuristici, un po’ anonimi, nascondono interni high-tech e di design. Deliziosi balconi e terrazze piene di piante e divani, altalene e barbecue, si affacciano su canali dove si ancora la barchetta. Nella piazza centrale, un orto-giardino termina al negozio di attrezzatura sportiva Friluuftshuset, dove Harald Orsten organizza anche spedizioni di trekking fino a Trondheim, o kayak tour di poche ore o di più giorni nel fiordo. Sulla punta del quartiere galleggiante, dove Oslo finisce davvero, è per tutti la “spiaggia” di legno,con trampolini e scalette, dove c’è chi si mette in costume, e chi si tuffe tra i cigni e i gabbiani nelle acque tiepide del mare del nord.
Per tutte le info c’è il sito ufficiale Visit Oslo
Norvegia: sul postale, verso Capo Nord. Le info, le foto e il video di Dove: Scopri di più
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