IL MUSEO PIÙ ALTO D’EUROPA? SU UNA FUNIVIA
Il museo più alto d’Europa è nel troncone di una funivia, a 2.950 metri di Punta Serauta, nelle stanze di una delle stazioni dell’impianto che porta alla Marmolada. Tra foto, divise, oggetti di uso quotidiano e il plastico della Città di ghiaccio – il complesso di gallerie, dormitori e cucine (12 chilometri di estensione) che gli austro-ungarici realizzarono nel ventre del ghiacciaio – è il fedele spaccato della vita dei soldati della Grande Guerra. Eccoci, sulle Alpi, teatro di un conflitto dove, nonostante gli orrori della guerra e l’avvento della tecnologia bellica, il coraggio personale aveva ancora un valore. Il mito degli alpini e dei Kaiserjäger austriaci, i “cacciatori imperiali”, nasce in quegli anni. Dalla terrazza del museo non è difficile immaginare le colonne di italiani che, nella primavera del 1916, risalgono i nevai d’alta quota, posizioni strategiche per il controllo delle valli sottostanti. Su strade e sentieri, a piedi o con i muli, a costruire teleferiche per trasportare munizioni, viveri, attrezzi. “La fatica per arrivare lassù: 9 ore, arrampicandomi con zaino, tascapani e fucile, più di 30 chili, su per sassi, rovi, cespugli, su per pareti rocciose…”, annotava sul diario il soldato Ortali. Nel Museo Marmolada Grande Guerra tutto è pensato per far rivivere la vita di coloro che furono uomini, prima che soldati. Ecco la rampa d’ingresso, che rievoca un ponte sospeso su un crepaccio, e il tunnel con le ricostruzioni delle baracche italiane e austroungariche, il soccorso dei feriti, le cure mediche, la trincea e i posti di vedetta. Il gelo, lassù, fece moltissime vittime. Lungo il percorso, uno sportello invita a infilarci le mani, e a sentire l’effetto dei suoi morsi mortali. Basta scendere poi una rampa di scalini per visitare l’ultima sorpresa: una cappella in alta quota con la Madonna in pietra.
MARMOLADA: SCIARE TRA LE NUVOLE
La regina delle Dolomiti è anche la più alta cima delle Dolomiti (3.342 m), Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco, e palestra ideale per gli amanti dello sci: la salita in funivia (e il panorama a 360 gradi) è di quelli da togliere il fiato. Poi ci si lancia sulla Bellunese. La pista, lunga 12 chilometri, sembra non finire mai: parte dalla Marmolada, unico ghiacciaio delle Dolomiti, sul percorso del Giro della Grande Guerra, e si sviluppa attorno al Col di Lana, sui sentieri del primo conflitto mondiale. Il percorso inizia dai 3.270 metri di Punta Rocca e scende fino ai 1.450 di Malga Ciapela, sopra il Lago del Fedaia e a fianco dei tornanti della storica statale 48 delle Dolomiti. Una volta in fondo, una stradina porta ai Serrai di Sottoguda, canyon inaspettato limitato da un torrente a strapiombo e da pareti di roccia ricoperte di ghiaccio, ideali per l’ice climbing.
PISTE MITICHE, SEMPRE INNEVATE
L’altro versante è altrettanto spettacolare. Arabba, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, a metà strada tra il passo del Pordoi e quello di Campolongo, è una delle porte d’accesso al mitico Sellaronda (tour sciistico attorno al gruppo del Sella), al ghiacciaio della Marmolada e allo skitour della Grande Guerra, che ripercorre il fronte dolomitico lungo il quale si scontrarono, tra il ’15 e il ’18, i Kaiserjäger austriaci e tedeschi, da una parte, gli Alpini italiani, dall’altra. Sci di altissima qualità e grandi emozioni (merito, in questa stagione invernale avara di neve, soprattutto dell’innevamento programmato del comprensorio Dolomiti Superski che, con un unico skipass, dà accesso a 1.200 km di piste lungo 450 impianti di risalita. Si scia su piste che raggiungono il 50% di pendenza (mitica, e impegnativa, la Fodoma), e si sperimentano nuovi collegamenti: la nuova telecabina a 8 posti Portados rende ancor più agevole e veloce il Sellaronda. Il nuovo impianto, che sostituisce la vecchia seggiovia biposto, non arriva più in cima a Porta Vescovo: permette così agli sciatori più tranquilli di percorrere il giro senza affrontare il muro in vetta e, agli sciatori più allenati, di godersi la discesa finalmente libera dal “traffico”, proseguendo poi verso le due piste più spettacolari del comprensorio, la “Sourasass” e la “Fodoma”.
CUCINA GOURMET IN ALTA QUOTA
A un passo dalle nuvole, all’arrivo della funivia di Porta Vescovo, la vista più bella, sul gruppo del Sella, si conquista dalla terrazza dell’unico ristorante gourmet in alta quota di tutte le Dolomiti: Viel dal Pan, all’interno del rifugio Luigi Gorza. Un’autentica sorpresa: qualità del cibo e della presentazione dei piatti; bellezza degli ambienti. L’incontro con il giovane e talentuoso chef Ivan Matarese, napoletano, con la sua cucina di ricerca, regala accostamenti inediti e sorprendenti, a cominciare dal calamaro, tartare di cavolfiore alla vaniglia e crema di mandorle all’aglio orsino. Per i più tradizionalisti, ottimi l’orzotto mantecato al burro e parmigiano, tartufo e sedano di montagna, e i ravioli ripieni di polenta e graukase, zucca gialla, puccia di pane. Il ristorantino (ha solo 10 tavoli e un menu veloce “Di nuovo sugli sci in 38 minuti”) è il sogno realizzato da Manuela Gorza, che con il fratello Attilio ha dato vita a Sofma, la società che gestisce il comprensorio sciistico. “Viel dal Pan è un omaggio alla cucina di qualità in alta montagna. Cercavo qualcosa di diverso dai soliti rifugi dove si mangiano solo wurstel e patatine. Il nome? È quello del sentiero del pane che si snoda in quota fra Porta Vescovo e il Passo Pordoi, lungo il quale un tempo venivano trasportati i cereali per sfamare gli abitanti del luogo”. Nella terrazza con vista sul Sella e sulla Marmolada, si pranza al sole seduti su scalinate disposte ad anfiteatro. Bella l’iniziativa Il mercoledì sotto le stelle: menu degustazione da sei portate e, dopo cena, osservazione del cielo dalle postazioni telescopiche.
IL SASSO DELLA VECCHIA
È ora di scendere. Con gli sci ai piedi, dopo il primo tratto ripido sotto il rifugio, si piega a destra fino al Sass de la Vegla, il Sasso della Vecchia che, solitario, si erge accanto alla seggiovia che porta al collegamento per la Marmolada. Cesa da Fuoch, rifugio a pochi passi dalla stazione intermedia della telecabina, è qui, con la grande cucina a vista, aperta a tutte le ore, dove scegliere tra grigliate, pizza o pasta fatta in casa riscaldati dal fuoco dei grandi camini. Proprio sopra Arabba, all’arrivo dell’omonima seggiovia che parte dal centro del paese, il Rifugio Burz, a 1.810 metri di altezza, è l’ultima meta di design: in legno e vetro, coniuga modernità e tradizione. E se, all’esterno, il rifugio ricorda un tradizionale fienile con le scandole di legno sul tetto e travi a X di larice a sorreggerlo, l’interno è pura contemporaneità. Un camino di ferro dalla forma stilizzata (un cono) circondato da sedute scavate nel legno ricoperte da candide pellicce, tavoli minimal, lampadari di design e una grande vetrata che corre lungo tutto il perimetro da cui ammirare la vallata del Fodom, il massiccio del Sella e Porta Vescovo.
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