Anche con poco tempo a disposizione, e nonostante sia molto grande (quasi quanto l’Italia) a Cuba si può andare anche se si hanno pochi giorni di vacanza: basta organizzarsi e scegliere. Per esempio, se è la prima volta che andate nella Isla Feliz, potete cominciare con la parte ovest dell’isola, tralasciando Santiago de Cuba. Perché una cosa è certa: appena rientrati, vorrete già ripartire.
Anche con poco tempo a disposizione, e nonostante sia molto grande – quasi quanto l’Italia – a Cuba si può andare anche se si hanno pochi giorni di vacanza: basta organizzarsi e scegliere. Per esempio, se è la prima volta che andate potete cominciare con la parte ovest dell’isola. Perché una cosa è certa, appena rientrati, vorrete già ripartire.
Chi è stato a Cuba anni fa noterà qualche differenza ed è probabile che più avanti si andrà più l’isola cambierà: molti palazzi dell’Avana sono stati sistemati e altri verranno restaurati nei prossimi mesi; la crescita del turismo ha fatto aumentare il numero delle casas particulares, alloggi privati consigliatissimi per entrare in contatto con la cultura locale, ma anche quello dei prezzi e delle persone che cercano di approfittarsi dei turisti. Così ora il cambio non è favorevole perché 1 cuc vale poco meno di un euro. Inoltre con la fine dell’embargo degli Stati Uniti e la morte di Fidel Castro, lo scorso novembre, molti temono l’occidentalizzazione dell’isola, ma per ora state tranquilli, l’atmosfera è intatta. Il Wi-Fi esiste, ma è un servizio costosissimo che nessuno si può permettere, ci sono degli hot-spot nelle piazze della città dove chiunque può navigare comprando una carta prepagata (3 cuc per mezz’ora circa): vi accorgerete di trovarvi in una di queste piazze per tutte le teste chine sugli schermi dei cellulari – una cosa rarissima a Cuba! Quindi il modo migliore per affrontare il viaggio è staccarsi da casa, dal lavoro e dal telefono.
Vivere “a lo cubano”
Non è un modo di dire, ma un modo di essere. A Cuba tutti vi invitano a fare le cose come loro, “a lo cubano” appunto, probabilmente perché la maggioranza della popolazione non è mai uscita dal Paese ed è molto orgogliosa. Quasi tutte le case hanno esposta la bandiera e molte persone di quelle con cui parlerete vi diranno che la loro è la città più bella dell’isola. Con queste premesse bisognerebbe evitare a tutti i costi i luoghi iper turistici preferendo le situazioni apparentemente (o davvero) spartane. Bisognerebbe solo lasciarsi andare: quindi no all’hotel, sì alla casa particular.
Oltre al rum
Nell’Isla Feliz si beve rum come da noi si beve il vino e la maggior parte delle auto sembra uscita da American Graffiti. Ma Cuba è anche altro. C’è tanta storia e tanta cultura, anzi tante storie e tante culture. Il periodo colonialista, l’arrivo degli Americani, gli anni in cui Batista diede in mano l’Havana alla mafia e infine la rivoluzione di Castro. Ancora oggi Cuba è un’isola povera nonostante le sovvenzioni statali e nonostante istruzione e salute siano gratuite per i cittadini. Infatti, per sopravvivere, molti cubani lasciano le proprie professioni per lavorare nel settore del turismo, l’unico che garantisce delle entrate dignitose. È quindi facile incontrare taxisti medici e camerieri avvocati. Però appena possono i cubani escono e vanno a ballare. Basta entrare in un locale per essere invitati in pista. Dire di no è quasi un’offesa, ma in fondo, anche se non si conoscono i passi, loro sono così bravi che a noi resta davvero poco da fare.
Il “barbaro del ritmo”
Tutti conosciamo i Buena Vista Social Club, meno famoso ma eroe nazionale è invece Benny Moré, originario di Cienfuegos, una città a sud dell’isola circondata da una baia e dichiarata patrimonio dell’Unesco per i suoi palazzi. È qui che è nato e vissuto el barbaro del ritmo (1919-1963) che nella sua lunga carriera ha scritto e interpretato pezzi di diversi generi. Anche qui sentirete cantare Guantanamera più volte al giorno: è un inno popolare che attraverso la figura di una contadina (guajira) narra la liberazione dalla dominazione spagnola.
Cienfugeos, la perla del Sud
Cienfuegos si trova a 250 km da l’Havana, fu fondata da un avventuriero di Bordeaux nell’Ottocento e si raggiunge con un viaggio di circa tre ore di auto dalla capitale: è una città portuale elegante, che vanta la piazza più bella di tutta Cuba, plaza José Martí, più una zona residenziale, Punta Gorda, che ricorda la California. In fondo alla via principale si arriva al Palacio de Valle, dove stile romanico, gotico, barocco e arabeggiante si mescolano. Ogni torre ha un significato: quella al centro rappresenta la religione, una delle due laterali la potenza guerriera, l’altra l’amore.
Trinidad, la bella
In questa piccola cittadina coloniale, a 80 km a est da Cienfuegos, vale la pena fermarsi più notti e non solo perché ci sono tante cose da fare – dal relax sulla spiaggia di Ancon fino alle escursioni per arrivare a cascate e piscine naturali – ma soprattutto per l’atmosfera. Per visitarla il modo migliore è vagare senza meta, fermandosi però da Don Pepe (363 Calle Boca) per un caffè e salendo sulla torre del Museo Historico Municipal per la magnifica vista su plaza Mayor. Ma Trinidad va vissuta sopratutto la sera: sulla scalinata della città si susseguono orchestre e la gente balla sotto il palco. Se a mezzanotte si hanno ancora le forze c’è la discoteca Ayala, dentro una grotta (per trovarla chiedete de La Cueva). A Trinidad le casas particulares del centro, ricavate in vecchie case coloniali, sono stupende. Due indirizzi consigliati Hostal Lili (Juan Manuel Marquez, 108) e Casa Anais y Pepe (Piro Guinart, 254).
Alla scoperta delle terre dei coloni
Da Trinidad si può organizzare una gita alla vicina Sancti Spiritu, altrettanto bella e meno turistica, e un tour nella Valle de los Ingenios. Oggi i campi di canna da zucchero hanno lasciato il posto a banano, mango e guaiava, ma la loro visita è un’immersione nella storia. Nel tragitto ci si fermerà due volte: la prima per salire sulla Torre Iznaga che serviva a sorvegliare gli schiavi che lavoravano nelle piantagioni; la seconda presso l’Hacienda Guachinango, risalente a inizio Ottocento. Non perdete l’occasione di assaggiare il succo di canna da zucchero, guarapo. È dolcissimo, energetico… e afrodisiaco.
A scuola di sigari
A Viñales si passa principalmente per visitare le piantagioni di tabacco, ma se siete amanti della natura è una tappa obbligata: la cittadina è al centro di una Valle di colline e formazioni carsiche, la Valle de Viñales, dichiarata patrimonio Unesco e considerata il paradiso ecologico per eccellenza di Cuba. Sebbene tutti sconsiglino di comprare sigari fuori dalle aziende statali perché si corre il rischio di incappare in sigari fatti con foglie di banano, in realtà andando nelle piantagioni potreste incontrare coltivatori che li vendono di ottima qualità e a prezzi ragionevoli (4 € anziché 11). Al tramonto andate nel punto panoramico per ammirare in tutta la loro maestà i mogotes, le protuberanze carsiche della zona.
Sosta al mare
Cayo Levisa è un isolotto circondato da acqua turchese a cui si accede solo via mare: si raggiunge da Vinales in circa un’ora di macchina più 30 minuti di traghetto. L’isola è interamente coperta di mangrovie e sabbia bianca. Non c’è molto da fare se non stendersi in spiaggia, all’ombra di qualche palma e rilassarsi. Si può andare in giornata, ma nulla vieta di fermarsi per due, tre, quattro notti. Anzi.
Bienvenido a l’Havana
Città dai mille colori, vi conquisterà da subito. L’Avana è una città decadente, ma affascinante proprio per questo. Visitate Habana Vieja a piedi, sostando in qualche paladar, per assaggiare la cucina casalinga. A Cuba si mangiano sempre le stesse cose: riso, fagioli, pollo e più raramente aragosta. Ma a El Chanchullero potrete provare piatti diversi e pure cucinati bene. Avana vecchia è il centro storico o quartiere coloniale spagnolo i cui edifici risalgono al XVI e XVII secolo. È qui che ci sono gli alberghi di lusso e i bar mitici di Cuba: il Floridita (Calle Obispo, 557), posto del cuore di Hemingway – pieno dalla mattina alla sera di turisti in cerca del daiquiri perfetto – e la Bodeguita del Medio. Tip da insider: nei bar chiedete un Cubata invece di un Cuba Libre, la ricetta è la stessa, ma viene usato il ron dorado (invecchiato), oltre a bere un cocktail migliore, farete anche la figura degli intenditori. Dopo aver visitato il centro salite su una macchina decapottabile e chiedete di portarvi in giro, un’ora dovrebbe bastare per vedere il Centro Habana con il suo Malecón. Quest’ultimo è il lungomare che si estende per 7 km: qui si ritrovano i ragazzi la sera per bere ed è la vera anima della città. Infine visitate Vedado, la zona residenziale dove vive la classe media della capitale. A l’Avana le casas particulares sono davvero tantissime, ve ne consigliamo due: la prima a Vedado, Casa Marques de Liz (Calle 25, 715); la seconda in centro, Gustavo Enamorado Zamora “Chez Nous” (Teniente Rey).
La Santeria cubana
A l’Avana – e nella vicina Matanzas, la città detta dei ponti – potrete incontrare un altro volto di Cuba, quello della Santeria, la religione praticata da circa metà della popolazione. Si tratta di un sincretismo di origine africana sopravvissuto nel Cristianesimo. Gli schiavi del Niger furono costretti alla conversione dagli spagnoli, ma per mantenere il loro culto “traslarono” le loro divinità nei santi. Oggi i santeros invocano gli orisha: ognuno di essi rappresenta particolari virtù. Valutate di andare a trovare i santeros anche se non siete credenti perché è un modo per entrare in contatto con una Cuba diversa dagli stereotipi.
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