Cuba libre: l’isola che verrà

Una via di Habana Vieja, cuore storico della capitale. Sullo sfondo, il Campidoglio, sede del congresso fino al 1959.

“Todos somos americanos”: tre semplici parole erano bastate per raccontare al mondo una svolta storica, annunciata tempo fa dal presidente americano Barack Obama, in contemporanea con quello cubano Raúl Castro: il disgelo dei rapporti tra L’Avana e gli Stati Uniti. Svolta che, a livello simbolico, vede nella data di oggi la chiusura definitiva di un’epoca: la morte del Líder Máximo. Fidel Castro si è spento a 90 anni, anche se da tempo si era ritirato dalla vita pubblica, dopo aver ceduto il comando, nel 2008, al fratello minore Raúl. Cuba, nel frattempo, non è certo diventata una democrazia, ma la relativa liberalizzazione del settore privato la sta trasformando lentamente, mentre il potere cerca un nuovo modello tra economia mista e dittatura capitalistica alla cinese.

CASE PARTICULARES E HISTOREADOR
La nuova Cuba? Se ne vedono le avvisaglie. E si può già andare a scoprire. È il paese delle nuove liberalizzazioni, che hanno favorito un turismo più autentico e individuale, meno legato al centralismo statale. Sono 440 mila i cubani che fino a oggi hanno ottenuto licenze per aprire piccole attività commerciali: botteghe, ristoranti, paladar (trattorie familiari, spesso in abitazioni private) dove gustare la cucina locale, e case particulares, b&b ricavati da dimore coloniali e antichi palazzi, la formula più vera e nuova di ospitalità. Si riportano all’antico splendore città come Camagüey, Santiago, Trinidad.
Si punta a ristrutturare i centri storici senza stravolgerne l’identità, grazie ai piccoli investitori piuttosto che i grandi capitali. Qualche esempio? L’Almacenes San José, i vecchi magazzini del porto di L’Avana. Un mastodonte di metallo, capolavoro di archeologia industriale, riportato all’antico splendore per fare spazio alla Feria, il più grande mercato dell’artigianato del paese. O ancora come Palacio San Miguel. Dimora ottocentesca con dieci camere, arredi, oggetti e foto appartenuti alla famiglia San Miguel, restaurata e trasformata in boutique hotel da Eusebio Leal, l’historeador (storico, ndr) che ha curato il recupero del cuore storico della capitale.

DIMORE NOBILIARI IN STILE LIBERTY
Un altro indirizzo habanero dove fa capolino la Cuba che verrà è l’Hotel Palacio del Marquès de San Felipe y Santiago de Bejucal, palazzo storico dalla facciata barocca e interni ultramoderni. Una dimora imponente, interamente in pietra, affacciata su plaza de San Francisco, che ospitò alla fine del Settecento i duchi di Orléans e de Montpensier.
Anche se un classico, merita almeno una visita: il leggendario Nacional, simbolo dell’identità isolana, icona dell’hôtellerie dal 1930 e monumento nazionale dal 1998. Più che soggiornarci, vale la pena vederlo e prendere un aperitivo nel patio che, anche nelle giornate più torride, è sempre ventilato e fresco. Da assaggiare il guarapo, sciroppo di canna da zucchero con un goccio di rum: speciale.

ECCO I NUOVI PALADAR GOURMET
La Cuba di domani prende corpo soprattutto a tavola. I paladar, case private in cui il padrone è stato autorizzato ad aprire un ristorante con (in teoria) al massimo dodici coperti, sono una realtà molto diffusa. Ma proprio a L’Avana sta emergendo anche una nuova generazione di cuochi.
Ormai l’offerta è abbastanza ricca: paladar celebri e super lussuosi, poco conosciuti e più economici. Come il Santy, ristorantino pieds dans l’eau nel quartiere Jaimanitas. È il pranzo il momento migliore per andare al Café Laurent, paladar sulla terrazza all’ultimo piano di un edificio moderno nel Vedado. La vista dall’alto è spettacolare. E i piatti, di eccellente qualità, sono presentati con grande cura. Da provare il cordero lechal a la tabaca, agnello cotto lentamente con una riduzione di menta, preparato dallo chef Dayron Aviles Alfonso.
Da qui, con una breve passeggiata si arriva al vicino Museo Napoleone. Spesso ignorato dai tour, merita una visita: tre piani di cimeli e oggetti appartenuti al condottiero corso, armi e strumenti militari, mobili e porcellane, sculture e decorazioni, un unicum tra le collezioni napoleoniche fuori dalla Francia.
I piatti della tradizione si assaggiano al meglio nel nuovissimo Restaurante Casa Abel ad Habana Vieja, mecca per gourmet amanti dei sigari. Dopo cena si sale nell’ampio fumoir nel mezzanino per scegliere il puro adatto alla serata. Tra i già celebri, da non mancare il paladar La Guarida, set della pellicola Fragola e cioccolato, in un fatiscente palazzo di inizio Novecento. Piccolo menu di sapori locali accompagnato da grandi vini.

LA FABBRICA DELL’ARTE
Il cambiamento a Cuba parla soprattutto con il linguaggio dell’arte. La scena cubana è tra le più interessanti e provocatorie del mondo. A cominciare dal successo sempre maggiore che registra la Biennale di Arte per arrivare alla Fabrica de arte cubano, nuovo luogo d’incontro della nascente classe media, aperto pochi mesi fa dal musicista afro-rock X-Alfonso in una ex fabbrica nel Vedado. Quattro piani dedicati all’arte, con bar a ogni piano, dove alla sera si riuniscono centinaia di giovani creativi.
Imperdibile Casa Fuster, abitazione-museo dell’artista Rodriguez Fuster. Due piani e un terrazzo decorati da mosaici in ceramica e maiolica colorata. Figure femminili e astratte, soggetti floreali e zooformi che richiamano Gaudì, Picasso e Jean Dubuffet. Tetti, muri, facciate, portoni e panchine tutt’intorno sono decorate con sculture e mosaici sgargianti.
Infine il mare della capitale. In pochi sanno che a 30 minuti di bus (da Parque Central) si trova Playa de Este, chilometri di spiaggia di sabbia bianca e acqua turchese.

IL NUOVO SIGARO? È PIÙ CORTO I venti di cambiamento soffiano fino a ovest, dove vive l’anima più antica e tradizionale dell’isola: quella dei puros e delle piantagioni di tabacco di Pinar del Rio. Qui ogni anno si producono circa 150 milioni di sigari. E oggi, la risposta di Cuba alle campagne globali contro il fumo e alla cronica mancanza di tempo, è il lancio di sigari più corti, come il Partagas D6, lungo nove centimetri: pochi in confronto ai tradizionali che misurano anche il doppio.
Altra novità l’accoglienza nelle aziende che producono sigari, tra le prime la Finca Quemado de Rubi, a 18 km da Pinar del Rio. Una notte alla finca è l’occasione per visitare la cittadina di Viñales, nella Cordillera centrale, e le formazioni carsiche con le sommità arrotondate (mogotes) circondate da verde lussureggiante. E a chi cerca un luogo speciale, sempre lungo la costa di nordovest, si consiglia Cayo Levisa. Isola lunga tre chilometri, a venti minuti di traghetto, è una striscia di sabbia bianchissima con mare trasparente e alle spalle un intrico di mangrovie.

VERSO SUD: LE CITTÀ COLONIALI
D’obbligo, a Cuba, concedersi il tempo di assaporare fino in fondo le bellissime architetture coloniali delle sue città storiche: palazzi e chiese, alcuni rovinati, vissuti. Tutte così le città cubane, in parte riaggiustate, in parte lustrate: Cienfuegos, Trinidad, Santa Clara, Remedios, Santiago. Anche qui si possono trovare paladar su casaparticularcuba.org e su particuba.net. Qualche suggerimento? L’Hostal Martica y Jose, nel centro storico di Trinidad. Sembra di essere in casa di amici: tre camere e, su richiesta, cene con menu tradizionale, ma anche a base di aragosta freschissima.

NELL’EX RISERVA DI CACCIA DI FIDEL
E il nuovo Tropico cubano? Volta le spalle ai megaresort all inclusive. E porta il nome di Cayo Saetia, minuscola isola nella baia di Nipe, sulla costa di sudest nella provincia di Holguín. Vanta 12 spiagge vergini, un mare che sembra una laguna tranquilla, una barriera corallina che costeggia le rive, una fitta vegetazione che tocca quasi la sabbia bianca. E se tutto ciò non bastasse il cayo, disabitato, è un Parco Naturale dove vivono liberi gazzelle, zebre, antilopi, struzzi e dromedari (in tutto, circa 2.000). Uno scherzo della natura? No, semplicemente questa è l’ex riserva di caccia di Fidel Castro, che qui portava gli animali ricevuti in dono dai paesi africani durante gli anni Sessanta, in segno di ringraziamento per gli aiuti militari forniti dal dittatore cubano.

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