“L’estate sta finendo e un anno se ne va…” Agosto1985. Il tormentone dei Righeira ha compiuto 31 anni. L’età dei datteri, secondo i nativi digitali, preistoria pura per i mobile born. E gli scavi archeologici potrebbero continuare se ripescassimo Pac-Man, il trisavolo di Pokémon Go, la mania dell’estate 2016. Un fenomeno che ha trascinato folle in giro per il mondo e impegnato per settimane psicologi, sociologi e docenti universitari nel tentativo di decifrare il contagio planetario. Certo che vedere le immagini dei luoghi più famosi del mondo con truppe di ragazzi armati di telefonini a caccia di Lapras, il raro pokémon d’acqua, fa un certo effetto. A tratti inquietante, diciamocelo. Perché oggi parliamo di un gioco, ma le potenzialità della realtà aumentata (se manipolate) potrebbero disegnare scenari nefasti.
Per ora è interessante entrare in punta di piedi in questa dimensione “altra”, quasi un limbo tra il reale e il virtuale e chiedersi il senso di questa esperienza dove il corpo si sposta nel mondo vero, guarda panorami e orizzonti, ma attraverso lo schermo vede anche cose che non esistono. Mi piacerebbe poter chiedere a Kant una nuova definizione per descrivere questa terza “cosa in sé” a metà strada tra il fenomeno e il noumeno.
In attesa della categoria kantiana, qualche interessante esperienza di realtà aumentata si può già fare, per esempio, alla Villa Reale di Monza. Gli appartamenti privati, al secondo piano nobile della reggia, si possono visitare con smartglass che proiettano sugli ambienti fisici informazioni multimediali. Il progetto è stato curato da Cultura Domani, la società ARtGlass/Capitale Cultura Group, la Soprintendenza Belle Arti e il Paesaggio. Si può, ad esempio, passeggiare nella camera da letto di Augusta Vittoria, imperatrice di Germania, “vedendo” gli arredi della fine del XIX secolo. E auspichiamo che le nuove tecnologie siano sempre più irrorate di contenuti che “aumentino” conoscenza attraverso esperienze dove corpo e mente siano tuffati in un sentire profondo. Per ora, in questo numero di Dove, abbiamo trovato nel mondo dei viaggiatori amanti dello sport una sintesi straordinaria di questa narrazione. Stiamo parlando di un italiano su quattro che sceglie il viaggio in funzione di una passione sportiva, un giro d’affari di più di sei miliardi di euro (Osservatorio Nazionale del Turismo). Un fenomeno che ha meritato un ampio servizio (a pag. 166 del numero in edicola) con le migliori mete legate allo sci, al surf, al running, ecc ecc. Perché tutta questa passione per i viaggi active? Perché nella dimensione dilatata del tempo-vacanza ci si dona il piacere di ritrovare se stessi attraverso il gesto atletico, la sfida, e perché no, la sensazione di felicità banalmente regalata dalle endorfine. Il corpo in movimento, immerso in panorami scenografici, dona un sé aumentato, regala l’emozione di sentirsi vivi.
Ma i sani effetti collaterali del dopo estate sbiadiscono con l’abbronzatura e così anche i ricordi di quei momenti di serenità in sella a una bicicletta a fissare un tramonto. Ed è per questo che anche quest’anno a settembre abbiamo aperto il giornale con una raffica di proposte di weekend su misura anche per i lettori meno attivi, ma altrettanto attenti al nutrimento dell’anima. E sempre pensando a chi come noi viaggia per conoscere (e conoscersi) abbiamo scelto, tra le tante idee che troverete in queste pagine, di regalare un sogno lontano in Colombia, o un racconto emozionante nel nord del Portogallo, lungo la valle del Douro, alla ricerca di sapori forti e autentici. Ecco, autentici, appunto, altro che Pikachu.
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L'articolo Viaggiando tra Pokémon Go e realtà: l’editoriale del numero di settembre sembra essere il primo su viaggi.corriere.it.
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