Oriente Occidente: al via il festival di danza trentino. Apre Jan Fabre

theatre solo of Cédric Charron directed by Jan Fabre/ Troubleyn

La mission è sempre quella: puntare sulla trasversalità dei generi, sull’incontro tra culture “altre”, sul confronto tra gli stili di danza più cool, meglio se meticci. E, ancora una volta, anche per la sua 36° edizione, Oriente Occidente non si smentisce. Il Dance Festival torna a Rovereto (Tn) dal 30 agosto all’11 settembre  e, con il titolo Corpi e confini, ricerca e ripropone storie che vengono da terre lontane, dagli slum o dalle township,  ma anche cronache del quotidiano e racconti di fenomeni sociali inframmezzati da citazioni colte (Shakespeare e Picasso, solo per fare un paio di esempi). E’ Jan Fabre, artista poliedrico ed eclettico, che apre la manifestazione con Attends, attends, attends… (pour mon père), un assolo tagliato su misura per il suo danzatore–feticcio Cédric Charron (31.8, Teatro Zandonai).

E’ poi la volta di Romeo&Juliet/Rebellion&Johannesburg, mix di danza afrofusion, zulu dance, libera espressione e street dance presentato dalla compagnia sudafricana Moving Into Dance Mophatong sullo scenario di una Johannesburg del Terzo Millennio (2.9, Auditorium Melotti).

La Compagnia Zappalà ospite del festival con il progetto Instrument 1. Foto Kasia Chmura

La Compagnia Zappalà ospite del festival con il progetto Instrument 1. Foto Kasia Chmura

Per rimanere in tema di conflitti sociali, di antagonismi, di emarginazioni metropolitane, arriva Pavement (9.9,Teatro Zandonai), opera di Kyle Abraham, volto nuovo della danza made in USA, che disegna, a ritmo di hip hop, street dance e modern dance, un potente spaccato della vita di strada consumata tra gang rivali e polizia violenta su una colonna sonora che è un collage di jazz e musica colta tra Vivaldi e Bach.

Direttamente dal Centre Chorégraphique National de La Rochelle, ecco OPUS 14 (7.9, Teatro Zandonai): uno spettacolo travolgente in cui l’intero repertorio hip hop viene esplorato sul filo dell’emozione, della grazia tecnica, della forma fisica e della sincronizzazione nei movimenti. Anche la new dance italiana trova spazio ad Oriente Occidente: tra i coreografi di punta di casa nostra c’è il catanese Roberto Zappalà, che racconta con i corpi dei danzatori la “sua” Sicilia: in Instrument 1 <scoprire l’invisibile> (8.9, Auditorium Melotti) usa come soundtrack la musica di un marranzano (meglio conosciuto come scacciapensieri) per interpretare una Sicilia senza confini, in cui la tradizione e la modernità si incrociano e si mescolano.  E poi ancora UTT (10.9, Teatro Zandonai), assolo di danza Butoh declinata al femminile, e un Boléro di Ravel (11.9,  Teatro Zandonai) rivisitato e riscritto per nove danzatori del Ballet National de Marseille da Emio Greco. Ultimi, ma non per importanza, gli spettacoli e le performance site-specific tra  strade, facciate di palazzi, piazze e sale del Mart:  Scenario (1,2,3. 9, Mart), L’Aimant. Poèsie verticale, (1,2,3. 9, Via delle Fosse) con Antoine Le Menestrel che si arrampica a mani nude sui cornicioni dei palazzi di Rovereto, Los Pajaros Muertos in cui il collettivo La Veronal di Barcellona indaga la vita, gli incontri e i luoghi prediletti di Pablo Picasso (1.9, Piazza del Mart)  e BLOCK (9.9, Urban City e altri luoghi), spettacolo per spazi urbani che fonde elementi di teatro fisico, danza contemporanea e nouveau cirque.

Non mancano, nella sezione Linguaggi, gli incontri: Gad Lerner, Paolo Mieli, Franco Cardini sono solo alcuni dei nomi eccellenti che si confronteranno col pubblico sui temi di questa edizione.

Info: tel. 0464.43.16.60, tutti gli spettacoli e gli appuntamenti del Festival si trovano su orienteoccidente.it

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