Insider di DOVE: Oman, i luoghi consigliati da Caterina Carannante

La grande Moschea del Sultano Qaboosph, a Mascate, ph: Giovanni Tagini

Quando ho sentito parlare dell’Oman la prima volta, nel 2009, non sapevo neanche dove si trovasse esattamente. All’epoca lavoravo per un’agenzia di relazioni pubbliche e mi era stato chiesto di supportare un cliente interessato a un progetto nel Sultanato. Sulla cartina geografica mi hanno colpita i Paesi vicini: Emirati, Yemen, Arabia Saudita, Iran. Non sapevo davvero cosa aspettarmi, soprattutto proiettandomi da donna in un Paese musulmano.
Al mio arrivo è bastata qualche ora per imbattermi in tutto quello che è rimasto a farmi compagnia finora, sette anni dopo: l’odore improvviso di incenso e di caffè al cardamomo; il suono della chiamata alla preghiera; la scacchiera bianca e nera dei dishdasha e delle abaya, i lunghi abiti tradizionali maschili e femminili. E, soprattutto, gli interminabili e calorosi saluti degli omaniti: un rituale, certo, ma che esprime sincera accoglienza, capace di farti sentire a casa, al sicuro, rispettata e perfettamente a tuo agio anche in pantaloncini e canotta.
Da allora l’Oman non ha mai smesso di sorprendermi ed emozionarmi, anche con i suoi paesaggi così diversi e così unici. Non conto più le escursioni a Wadi Shab, a sole due ore d’auto dalla capitale Mascate. Eppure ogni volta c’è sempre qualcosa di fiabesco in quel percorso di mezz’ora a piedi, attraverso un’oasi di piscine naturali e palmeti nascosti tra le rocce. È un incanto anche il deserto di dune delle Wahiba Sands: una distesa sconfinata e silenziosa, dove il vento riesce a spazzar via ogni pensiero davanti a un tramonto che sembra di fuoco.

Quando esplode l’estate, invece, il mio rifugio ideale diventa Jebel Shams, la Montagna del Sole, che dai suoi 3.000 metri di altitudine si affaccia a picco su Wadi Ghul, il Gran Canyon d’Arabia. Proprio da questa zona provengono alcuni ingredienti naturali, come le rose di Damasco, utilizzati nei profumi di Amouage. Sono l’acquisto che consiglio più spesso agli amici che vengono a trovarmi, perché in quelle preziose bottiglie a forma di moschea o di khanjar, il pugnale tradizionale a lama ricurva, sembra davvero racchiusa l’essenza dell’Oman. Dopo una tappa in profumeria, è d’obbligo una cena al ristorante Kargeen di Mascate (menu 15 euro), un giardino fuori dal tempo dove gustare la shuwa, il piatto omanita tipico delle occasioni speciali. Io l’agnello proprio non lo mangio, ma a detta di tutti quella carne marinata nelle spezie, avvolta in foglie di banano e cotta fino a 48 ore in braci sotto la sabbia è una rara delizia.
Infine, consiglio una passeggiata sul lungomare di fronte ai vicoli del suq. Ha talmente conquistato la mia anima napoletana, da farmi decidere di girare pagina e aprire in Oman una società di consulenza e di distribuzione di prodotti italiani, Tricolore International LLC.

oman
CHI È CATERINA CARANNANTE

38 anni, napoletana, laurea in Scienze della Comunicazione e giornalista professionista. Dal 2009 vive in Oman, dove ha costituito una società di consulenza che assiste imprenditori italiani interessati a sbarcare sul mercato omanita. Oggi si occupa anche di importazione
e distribuzione in Oman di materiali per l’edilizia.

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