Un’altra America: viaggio nelle città italiane degli States

venice

Una Lupa Capitolina finita nel 1929 in Georgia, come “regalo” di Benito Mussolini a Rome, un Palazzo Ducale che, al posto del Gotico veneziano, sfoggia sulla facciata opere di street artist contemporanei a pochi passi da Silicon Beach, i campi di pomodori intorno a Naples e il petrolio di Palermo. Ecco un’altra Italia, che mastica lo slang a stelle e strisce. O meglio, ecco Un’altra America: viaggio nelle città “italiane” degli States: venti giorni oltreoceano, lungo le highway, dalla Florida al North Dakota e dal Nevada al New Jersey, per raccontare il lato B degli Usa, con le loro ansie, i loro simboli e ambizioni. “Un viaggio che ti resta addosso come un tatuaggio”, spiega il giornalista Alberto Giuffrè, che ha condensato quei venti giorni in 126 pagine, appena pubblicate da Marsilio Editori.
Rome, Venice, Palermo, Florence, Genoa, Naples, Milan e Verona sono otto porte d’accesso per esplorare quell’universo contraddittorio che sono gli States. “Il Paese che suona e quello che cerca di scrollarsi di dosso il titolo di “patria del cibo spazzatura”. Il Paese che porta i figli a sparare con i fucili e quello che cava fuori milioni di dollari dalle start up tecnologiche”, sottolinea Giuffrè, che, sospeso tra la saggistica e la narrativa, ha scandagliato le varie facce del mito americano: musica, cinema, serie tv, letteratura, sport…
E i nomi italiani? “Sono un gioco, un collante che tiene unito il racconto. Certo, negli Usa le Palermo sono più di una. Così come le Milan, le Rome e le Naples. La sfida è stata proprio trovare otto città, in otto Stati diversi, che coprissero zone il più possibile diverse tra loro. Con storie e persone che valesse la pena incontrare. In molti casi con legami ancora forti con l’Italia. Così il viaggio, prima ancora che sulla strada, è stato su Internet”. Un’idea nata nel 2014, sei mesi di ricerche tra mail, social network, telefonate e archivi dei giornali locali. Poi, la partenza e una lunga serie di coincidenze aeroportuali e di auto a noleggio, tra cui una memorabile Chevrolet Impala Lt rossa, l’unica macchina disponibile rimasta da Rent-A-Wreck (letteralmente: “affitta un rottame”) a Palermo, con cui Giuffrè si è perso nel North Dakota.

Solo una delle tante avventure. Le altre? “Fingere, ad esempio, di cercare lavoro nei campi di pomodori attorno a Naples, Florida. Tra i nuovi schiavi che vivono a ridosso delle ville dei miliardari. O vagare per le confraternite della University of North Alabama, a Florence, inseguendo aspiranti infermieri che studiano per un posto in uno dei settori sempre più centrali dell’economia Usa. O intrufolarsi in una delle tante chiese di Rome, per cercare di capire come vive una comunità religiosa in Georgia“. La domanda di rito, in ogni città, è stata sull’origine del nome italiano. Per scoprire, paradossalmente, che non sempre gli abitanti sanno qualcosa della gemella tricolore. “In alcuni casi hanno il mito della città corrispettiva. Come a Florence, in Albama, dove ogni anno si tiene una fiera dedicata al Rinascimento – racconta Giuffrè –  In altri casi conoscono a malapena l’esistenza della città omonima. Ad esempio a Palermo, nel North Dakota, un piccolo villaggio quasi al confine con il Canada”.
In ogni caso, il vero divertimento per Giuffrè è stato sentire come gli Americani, quel nome tutto italiano, lo pronunciano… Basta guardare il video…

 

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