Storia di un viaggio in camper: tutto quello che ancora non capisco

Laghi Plitvice - Croazia (foto pixabay)

Laghi Plitvice – Croazia (foto pixabay)

Storia di un viaggio in camper: tutto quello che ancora adesso non capisco

Da un po’ di tempo, ho una nuova fissa: il camper. O meglio, fare un lungo viaggio in camper.

Anni fa, nella mia totale ignoranza, mi ero informata sui costi scoprendo che facevo prima a comprarmi un appartamento! Poi ho scoperto che ci sono ottimi siti per il noleggio di camper online come Campanda e mi si è aperto un mondo.

Ho già passato intere serate a ipotizzare periodi e destinazioni varie, visti gli ottimi prezzi che ne escono fuori. Nel frattempo, però ho chiesto in giro, per scoprire che in realtà non è così semplice o facile viaggiare in camper… Eppure io un’esperienza di viaggio in camper l’ho vissuta e con grande gioia. 

Solo che saranno i ricordi confusi, o la mia scarsa esperienza, fatto sta che ho alcuni dubbi mai risolti…

Destinazione: Jugoslavia, oggi Ex Jugoslavia.
Anno: giuro, non lo ricordo, ma so che ero piccola, avevo tra gli 11 e i 13 anni… E comunque esisteva ancora la Jugoslavia (sempre bello ricordarsi che giovani non si è più).
Compagnia: insieme alla mia mamma e ad altri amici di famiglia e alle loro figlie mie coetanee (mio padre non c’era, ma non so perché).

(foto pixabay)

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Ai tempi non avevo alcuna idea di dove mi portassero, tanto non sceglievo io… Ma siccome ero una gran rompipalle (la Jugoslavia non c’è più, ma io resto sempre quella), sapevano anche che per evitarsi lamentele da parte mia, la presenza delle mie amichette era quasi essenziale.

In camper eravamo in 5: 4 donne (2 adulte e 2 mini) e 1 uomo. Il poverino, ovviamente, guidava sempre. Nell’altro camper una famiglia con sempre la presenza di un solo uomo.

Al che il mio primo interrogativo: ma le donne sanno guidare un camper? Partendo dal presupposto che lo so, noi donne, qualche difficoltà in più nella guida l’abbiamo (fate poco i sarcastici, ho detto “qualche” difficoltà e mi sembra già una bella ammissione), dicevo…
#Il camper, per una donna, è cosa fattibile?

Una delle cose che più amo e ho amato è proprio la libertà delle tappe. Nonostante oggi le regole in materia siano infinite, una ventina di anni fa in Jugoslavia si poteva girare serenamente.

Una delle tappe che più mi resteranno impresse nella memoria: i laghi di Plitvice. Ero una bambina, il mio massimo interesse ai tempi era stare con le amiche, e basta, eppure i laghi di Plitvice mi avevano colpita e affondata. Ma oltre al ricordo di queste acque blu, di queste cascate scroscianti e il verde così rigoglioso, l’altro mio ricordo del camper apre una nuova domanda.

(foto pixabay)

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Per la notte avevamo scelto di sostare in una zona totalmente naturale. Non c’era quasi nulla attorno a noi se non che radure e vegetazione. E quella natura era la nostra toilette.  Doccia con taniche d’acqua e bagno en plein air. Bellissimo eh…
#Ma il bagno, sul camper, funziona?  

Il viaggio sul camper trascorreva piacevole e divertente. Con le amiche giocavamo a carte sedute nei tavolini mentre di fianco il paesaggio scorreva veloce. Al che un altro dubbio…
#Ma se soffrivo la macchina per molto meno, come è possibile che non vomitassi in camper? Ci sono effetti miracolosi per caso su questi mezzi?

Arrivati alla meta, il camper divenne la casetta. Campeggio in Croazia (oggi Croazia), mare e tutte le comodità del caso (il bagno non era più en plein air… ). La spiaggia era senza ombrelloni, il mare blu e le vacanze trascorrevano alla grande, ma cosa non può mancare in una vacanza di 3 ragazzine al mare? 

(foto pixabay)

(foto pixabay)

Lui si chiamava Mike. Era belga. Aveva 13 anni. Biondo con gli occhi azzurri. Parlava francese lui, io non lo so se parlavo, ricordo solo grandi sorrisi. Passavamo intere giornate a giocare a carte o similari nelle diverse verande dei camper… Lui era con due suoi cugini. Io con due mie amichette.

Lui era bellissimo, i suoi cugini no. Noi eravamo piccole sì, ma non sceme e quindi a tutte e 3 piaceva lui.

E cosa succede? Lui mi scrive un biglietto per salutarci. Con scritto il suo indirizzo e, udite, udite, mette un cuoricino! Io arrivo in camper trionfante, felicissima, era nato un amore e non mi serviva sapere altro (ma quanto sono belli gli amori infantili?)… solo che la realtà è sempre in agguato. Una delle mie amichette mi chiama a casa al rientro una sera: “Simo, non volevo dirtelo subito che temevo ci rimanessi male, ma il cuoricino Mike, l’ha messo anche a me”.

Da allora ho sempre diffidato dai camperisti! 🙂

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