Colombia: ritrova la pace il nuovo Paese più felice del mondo

Ph: Marisa Montibeller

La magia della Colombia? È negli infiniti rimandi, nel perenne movimento tra razionalità e immaginazione, ragione e sentimento. E nella potenza delle connessioni, repentine e contraddittorie che, in un attimo, l’hanno portata dall’incubo al sogno. Da 50 anni di guerra civile (con 220 mila morti) a Paese più felice del mondo, secondo l’indagine della Win/Gallup International Association (gennaio 2016). Certo la differenza la fa la pace, che ora ha una data: 2016. A Cuba in queste settimane si dovrebbero firmare gli accordi tra il presidente Juan Manuel Santos e i leader delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc). E sarebbero a una svolta anche le trattative, in Ecuador, tra governo colombiano e l’altro gruppo armato, l’Esercito di liberazione nazionale (Eln). Il condizionale è d’obbligo, visto quanto tempo c’è voluto per mettere fine al più longevo conflitto del Sud America. E quanto lavoro è costato alle diplomazie mondiali, Vaticano in primis, con Francesco, il primo papa latinoamericano della storia, che già nel messaggio Urbi et Orbi, il 25 dicembre scorso, disse: “La gioia di questo giorno illumini gli sforzi del popolo colombiano perché, animato dalla speranza, continui con impegno a perseguire la desiderata pace”. Un enorme sollievo per 48 milioni di persone, la maggior parte dei quali ha dovuto convivere con quest’incubo per tutta la vita. Guarda la gallery L’altra Colombia

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I GIORNI DELLA VIOLENZA SONO ALLE SPALLE
Realismo e magia, nulla di lineare. Perché la memoria ha bisogno di cure, silenzio e tempo per stabilire delle connessioni. Ma il processo di pacificazione, complesso, è già cominciato da tempo e sta cambiando il corso della storia del Paese. “Alcune aree continuano a essere critiche, ma sono sempre più ridotte e lontane dalle rotte del turismo” spiega Spartaco Schiassi, imprenditore italiano che da 25 anni vive tra Colombia e Venezuela ed è stato uno dei consiglieri del ministero del turismo di Bogotà. “I giorni della violenza sono alle spalle. La Colombia è pronta a realizzare il suo sogno. Perché, nonostante la guerra, è diventata una società moderna, che cerca partecipazione e inclusione: ha un tasso di alfabetizzazione tra i giovani (15-24 anni) di oltre il 98 per cento, ha legalizzato le unioni omosessuali, è uno dei Paesi dell’America Latina in maggiore  espansione, consolidandosi come terza economia dopo Brasile e Messico”. Tanto che, nonostante l’inflazione a inizio 2016 abbia superato il sei per cento, nel prossimo decennio potrebbe diventare una nuova protagonista dell’economia mondiale. Si chiude un’epoca, ed era proprio ora. Ora di tornare in Colombia. Perché la pace restituisce al mondo un Paese vastissimo (quattro volte l’Italia) e meraviglioso. Pur rappresentando solo l’uno per cento del pianeta, possiede il 10 per cento della biodiversità animale e vegetale. Bagnato da due oceani, comprende quasi tutte le fasce climatiche, ed è considerato uno dei bacini d’acqua mondiali, grazie ai suoi 30 mila chilometri quadrati di páramo (brughiera). Senza dimenticare che il 40 per cento del territorio è ricoperto dalla foresta amazzonica e che la Colombia è la terza nazione sudamericana per numero di ettari coltivati ad alberi da frutta, con prodotti come caffè, cacao, fiori e smeraldi celebri in tutto il mondo. E si potrebbe continuare con altri prodotti.

C’ERA UNA VOLTA LA CITTA’ DEL MALE
La prima tappa di questo viaggio-riscoperta della Colombia? La città-simbolo della sua anima più nera: Medellín. Perché è in questa metropoli (con più di due milioni di abitanti), piantata tra le montagne della regione di Antioquia, che l’incubo narco si è trasformato in un sogno di rinascita. Nel 1993, quando Pablo Escobar morì – fuggitivo – sui tetti della sua città, Medellín era la capitale mondiale della droga e della violenza. Vent’anni dopo (nel 2013), il Wall Street Journal l’ha nominata capitale mondiale dell’innovazione. Del sanguinario boss rimane soltanto un dipinto di Fernando Botero, esposto nel locale Museo di Antioquia. Oggi in città si vive bene, sicuri, grazie a quello che lo scrittore Héctor Abad Faciolince (nato qui) ha battezzato Nuevo Cartel de Medellín: “quel cambio culturale, che ha fatto dell’architettura lo strumento per la trasformazione dei quartieri, della gente”. Il loro grande cuore i paisa (abitanti) l’hanno davvero lanciato oltre l’ostacolo, dando un’originale forma a realismo e magia. Basta guardarsi intorno. Senza mediazioni, l’occhio corre su uno skyline contemporaneo che non regala nulla alla dolcezza né, tantomeno, racconta una storia più antica di qualche decina di anni. Medellín non è bella, ma è l’esempio di un riscatto: è “la más educada”, come grida lo slogan che guida l’attività governativa. Un ruolo preponderante lo hanno giocato le fonti rinnovabili e molti sono i quartieri che utilizzano nuovi materiali, nel rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico. Osando spazi e forme innovative, sono nati musei, parchi, eco-palazzi, 27 biblioteche pubbliche collegate in rete, asili, scuole, impianti sportivi. Ma è stata la nuova viabilità a ricreare quel senso di comunità, perso negli anni più bui. Qui la chiamano Cultura Metro: un sistema integrato di metropolitana, funivie, tranvie, bus, taxi collettivi, che sono strumento di democrazia e mescolano ricchi e poveri.

LA PERFEZIONE DI CARTAGENA
Il cuore più puro del realismo magico colombiano non può che battere a Cartagena, città da sempre tranquilla, edonistica e silente. Le colorate case coloniali, con i balconi fioriti e i patii, le viuzze e le piazze sono lo scenario perfetto per chi ama perdersi. Talmente bella e perfetta, da essere accusata di essere algida, indifferente alle lacrime di dolore versate in questi anni dai fratelli colombiani.  La sua anima spagnola, nera e india, la sua perenne estate caraibica, la sua quasi fastidiosa e cartolinesca perfezione architettonica, tengono Cartagena sospesa in una dimensione onirica, fuori dal tempo. Che amplifica il piacere di girarla a piedi, a tutte le ore, senza paura e senza meta. Non c’è nulla da sapere o imparare. Serve solo viverla, respirarla. E gustarla. Si, perchè la sua cucina è veramente ghiotta. Come la racconta lo chef Jaime David Rodrìguez Camacho, 28 anni, che ha tentato di dare un un sapore al realismo magico, recuperando la più autentica tradizione cartageñera. Entro l’anno aprirà un suo locale in città, all’insegna della cucina contempornea del Caribe colombiano (info sulla sua pagina facebook). Intanto, per conoscere Jaime e farsi raccontare le sue ricette e il suo legame con la città, merita vedere il video Cartagena Sabor a Realismo Mágico, presentato a Madrid Fusion 2016.

 

AMAZZONIA L’ULTIMA FRONTIERA
Pura magia? Leticia, miraggio da ultima frontiera, porto sul Rio delle Amazzoni, che si raggiunge solo in aereo o via fiume: un pugno di case, storie e bugie ficcato nel cuore selvaggio della selva. La strada più vicina è a 800 chilometri. Prima di avventurarsi nella natura, la città merita una sosta per le sue atmosfere e la sua storia, ancora una volta un’ipotesi surreale. Realismo? Il villaggio di pescatori diventato regno dei narcos e cresciuto fuori da ogni legge. Di fronte, sull’altra riva, Santa Rosa in Perù. In fondo alla strada, Tabatinga, in Brasile. Nessuna frontiera ufficiale. Ieri e oggi. Vent’anni fa Leticia era oscenamente ricca, con poche famiglie padrone di tutto. Poi, sono arrivati gli agenti americani della Dea, i militari del governo e, sulla strada dell’aeroporto, una grande caserma. Oggi la città è diventata sonnacchiosa e i narcos si sono spostati altrove. C’è sempre il vecchio fiume, quel Rio delle Amazzoni, principio di vita e di denaro. Che da qui scorre per altri 3.500 chilometri prima di abbracciare l’Atlantico. Un luogo da scoprire con lentezza, scivolando in barca sulle sue acque, o passeggiando nella selva con una guida. E il sogno colombiano è arrivato anche qui. A Puerto Nariño, villaggio di pescatori a due ore di barca da Leticia, gli abitanti hanno trasformato lo stile di vita ecocompatibile in una forma d’arte. Nessun veicolo a motore, raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, utilizzazione di acqua piovana per usi domestici, disinfestazione dalle zanzare con fumigazione naturale, pulizia maniacale e condivisa dei sentieri immersi nel verde, cura dei giardini, un paio di piccoli lodge semplici ed ecologici. Dormirci è come fermare il tempo e sperimentare un’altra dimensione. Ed entrare nella magia.

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