Parigi è ancora Parigi: il ritorno nella Capitale che è tornata a vivere

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L’enorme scritta grigio-argento, che si estende su una palizzata di place de la République, risalta sul fondo nero: Fluctuat nec mergitur, “È colpita dalle onde, ma non affonda”. Il motto latino, ripreso da anonimi street artist un po’ ovunque sui muri cittadini, è la divisa di Parigi. Da quel maledetto venerdì 13 novembre 2015, la sera degli attentati nei caffè del X e XI arrondissement e al Bataclan, è anche diventata la frase simbolo della resistenza al terrorismo. I caratteri cubitali del motto attraggono chiunque passi da place de la République, ormai trasformata in santuario laico dalle centinaia di fiori, biglietti, pensieri e lumini che passanti e vip hanno lasciato a memoria delle vittime. È la piazza-simbolo dove si concentrano le manifestazioni della sinistra; è la piazza del Liberté, Égalité, Fraternité, dove sono accorsi i parigini il 7 gennaio 2015, dopo l’attentato omicida a Charlie Hebdo, e dove sono tornati a un anno di distanza per ricordare l’eccidio.

“PARIGI È UNA FESTA”: I LOCALI CHE RIAPRONO
Parigi non è affondata
, al contrario: continua a reagire, con la vitalità che sembra esserle propria. I segnali sono ovunque: basta pensare alle parole d’ordine delle prime ore, come #sprayforparis, l’hashtag che ha testimoniato la reazione degli street artist, o come Tous au bistrot e Je suis en terrasse, frasi che hanno invitato i parigini, fin dal martedì successivo agli attentati, a continuare a uscire e a sedersi all’aperto per mangiare un boccone o bere qualcosa. Così, a fine anno, Frédéric Beigbeder, giornalista e nottambulo di fama, ha fatto il giro della Parigi by night e ha decretato, dalle pagine del Figaro, che la festa è ripresa. La voglia di ricominciare c’è stata subito, probabilmente: già il 14 novembre nelle librerie parigine non si trovava più una sola copia di Festa mobile, il romanzo di Ernest Hemingway su Parigi, intitolato in francese Paris est une fête, “Parigi è una festa”, appunto. L’editore, Gallimard, ha risposto con prontezza e già il 19 novembre ha lanciato una ristampa (l’ultima era del 2011): 10 mila esemplari tascabili e mille in gran formato.

A ulteriore conferma dello spirito festoso che aleggia su Parigi, musica e danze hanno accolto anche gli inviati di Dove nel ristorante Le Repaire de Cartouche, ai cui fornelli opera lo chef Rodolphe Paquin, uno degli eroi della notte del 13 novembre. Il locale si trova proprio dietro il Bataclan e quella sera molte persone che fuggivano dalla sala da concerti hanno trovato rifugio lì.
Il Bataclan è, al momento in cui si scrive, ancora meta di pellegrinaggi. Ma presto riaprirà, tornerà a ospitare concerti entro la fine del 2016. L’annuncio è stato dato a inizio febbraio sulle pagine internet e facebook. À la bonne bière, invece, bistrot all’angolo di rue du Faubourg du Temple e rue de la Fontaine au Roi, dove pure ci sono state vittime, ha riaperto i battenti già il 4 dicembre. Sopra il tendone i proprietari hanno esibito lo striscione con la Tour Eiffel della pace firmata Banksy e la scritta Je suis en terrasse. Nel frattempo, anche il Carillon ha riaperto il 14 gennaio e presto riaprirà il Petit Cambodge, mentre al Casa Madre sono terminati i lavori. La vita riprende anche nei luoghi feriti. Ed è giusto che sia così.

AL CANAL SAINT-MARTIN, SIMBOLO DELLA PARIGI CHE VIVE
Il quartiere non ha paura, même pas peur, come si è detto subito. Così sul Canal Saint-Martin, dove, fino al prossimo 31 marzo, fervono i lavori di pulizia, Le Comptoir Général, un luogo di ritrovo unico che mescola bar, concept store, centro culturale, angolo del caffè, casa, giardino e ancora molto altro, ha lanciato l’operazione Le Remontant (letteralmente: il cordiale, il tonico, la bevanda che rigenera). “Il Canal Saint-Martin – recita il manifesto dell’iniziativa – è una zona dove risate e musica sono così presenti che è bello divertirsi qui. Il 13 novembre questa joie de vivre è stata uccisa per lasciar posto a un silenzio assordante e a un dolore immenso. Da allora il quartiere è stato ‘messo in sicurezza’ e la calma è tornata. Anche troppo. L’équipe del Comptoir Général, insieme ad altri ristoranti, bar e luoghi di vita del quartiere, ha deciso di fare qualcosa e tutti insieme abbiamo lanciato un’azione collettiva perché i parigini riacquistino fiducia e ritrovino il gusto di uscire per andare a ballare, ridere…”. Tutti quelli che hanno aderito all’iniziativa, terminata il 31 dicembre, si sono impegnati a versare parte del ricavato all’Associazione francese vittime del terrorismo.

È così, in un misto di solidarietà, tristezza e grandissima voglia di vivere che il Canale, simbolo dell’est parigino, così vivace e multietnico, così vicino ai luoghi colpiti, rivive e continua a vivere. Di fronte al caffè Chez Prune, uno dei più frequentati lungo il naviglio, una corale intona We found Love di Rihanna, proprio davanti a un altro murale nero e argento che ripropone il motto Fluctuat nec mergitur. Appena oltre il bar, sulla rue Beaurepaire, una viuzza che collega il Canal Saint-Martin alla Place de la République, i negozi abbondano e si contendono i passanti. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le tasche, da quelli di curiosità alle boutique d’abbigliamento. L’ultimo nato è l’Atelier Beaurepaire, moda urban-chic di ispirazione etnica secondo la de nizione di Jimmy Joseph Fellous, che, insieme a Ilan Guetta, disegna le collezioni.

Il Canal Saint-Martin, no a una ventina d’anni fa era male illuminato e pressoché infrequentabile la sera. Oggi è uno dei luoghi culto della Parigi che vive: sulle sue rive si affacciano boutique originali, la più bella libreria di design e grafica di tutta Parigi, Artazart, e una miriade di locali e ristorantini. Dal canale il cambiamento si è esteso un po’ a tutta la zona attorno alla Place de la République, in cui si incrociano tre degli arrondissement più vivaci, il III, dove finisce il Marais, e l’XI e il X appunto.

PARIGI: DOVE ANDARE NEL XI ARRONDISSEMENT
Nell’XI arrondissement, quello del Bataclan, la mutazione è ormai quasi completa e piccoli nuovi spot, come il recentissimo Banh Me Tender, che associa street-food asiatico di qualità e passione per i vinili, contribuiscono a consolidarne la fama di quartiere dinamico. Il X, invece, per i prezzi ancora relativamente abbordabili e per il mix di quartiere popolare e bourgeois bohème, è in piena esplosione. Così, Generator, la catena di albergostelli di design, quest’anno ha aperto anche a Parigi proprio nel X, in place du Colonel Fabien. E pure il neonato hotel di tendenza, il Providence, 18 camere cosy e un bel ristorante-bar, si cela in una vivacissima vietta dietro il boulevard Saint-Martin, rue René Boulanger, circa di fronte a uno dei bar-ristoranti più nuovi e curiosi di Parigi, Les Bobines, dove dopo le 22 si può scendere, anche con un bicchiere in mano, nella sala da proiezione (50 posti) e vedere o rivedere gratuita- mente lm da cineteca.

PARIGI: GLI INDIRIZZI DELLA VITA NOTTURNA
È quella che è stata definita la rinascita dei Faubourg, Saint- Antoine, du Temple, Saint-Martin, Saint-Denis, Poissonnière… Attorno alle rue du Faubourg Saint-Martin e du Faubourg Saint-denis, in particolare, sembrano concentrarsi i nuovi luoghi hot della vita serale e notturna: ci sono locali per tutti i gusti e tutte le tasche. Come il Rococò, per esempio, che rivisita golosamente il kebab e, in generale, i sandwich medio-orientali, utilizzando carni sceltissime, o La Fidelité, bistrot chic rimesso a nuovo in stile Art déco, in prossimità della Gare de l’Est. L’area testimone è quella delle Petites Écuries (rue, cour e passage) sulla quale, per continuare con gli esempi, si affacciano il caleidoscopico bar à tapas Farago, l’indian-fusion Naan, ma anche un nuovo centro dove lavorare come si vive (lo slogan è loro), le Garage Central, al 19 di rue des Petites Écuries. Perché, dicono, “il X è un quartiere di imprenditori che cercano di cambiare i codici. Un luogo dove la vita è piacevole e uno dei migliori terreni parigini per creare, fabbricare e innovare”. Ancora, poco distante dal Faubourg Saint-denis, in rue de Paradis, ha aperto il ristorante che ha convertito i parigini al “bento”, ovvero al lunch box alla giapponese, versione moderna, biologica e salutista della schiscetta di un tempo. Ora Parigi è piena di ristoranti che servono il bento, ma l’antesignano è stato il Nanashi di rue de Paradis.

PARIGI: SHOPPING NELL’ALTO MARAIS
A questo ha fatto seguito un secondo locale, che vende anche frutta e verdura, in un’altra via di gran movimento, rue Charlot, nell’alto Marais, anch’esso quartiere in fermento. Basta percorrere una via quasi a caso, come rue Commines, per averne conferma: nel giro di pochi mesi, dalla scorsa estate, si è trasformata in una via di riferimento per la moda maschile “off“. Qui sono infatti sbarcati i ragazzi di Bonne Gueule, negozio nato dal successo dell’omonimo blog di stile: “quello che non volevamo era un’ennesima boutique con un commesso che vi guarda dall’alto in basso, volevamo qualcuno che desse veri consigli”, spiega Geoffrey Bruyère, uno dei fondatori. Detto fatto, hanno scovato Romain, che dedica ai clienti il tempo e l’attenzione che avrebbero in un atelier di sartoria. E appena tre mesi prima, sempre in rue Commines, ha aperto la sua prima boutique Commune de Paris 1871, marchio nato dalla passione per la moda di due giovani abitanti del variegato est parigino: Alexandre Maïsetti e Sébastien Lyky. Stessa scelta e stessa via pure per il primo negozio Hircus, specialista francese del cashmere nato nel 2014. E, ancora, qui è approdato anche il fagship store di Twins for Peace, sneaker solidali che si trovano solo qui, da Colette e al Bon Marché: per ogni paio di scarpe vendute, Twins for Peace ne regala uno, prodotto localmente, a un bimbo di un Paese dello shoe project. Anche una percentuale delle vendite di abbigliamento e accessori viene devoluta a programmi sanitari ed educativi. Fiducia, solidarietà, attenzione per gli altri. Per ricominciare.

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