Ha il colore caldo, è malleabile grazie al fuoco e l’aria gli dona sfumature che trasmettono il sapore del tempo. È il rame, e ora a Bolzano, nella casa di Otzi, “l’uomo venuto dal ghiaccio”, il Museo Archeologico dell’Alto Adige, una mostra racconta la sua storia straordinaria; la storia del materiale con il quale era stata costruita l’ascia di cui era fornito lo stesso cacciatore Otzi scoperto tra ghiacci alpini in cui era stato imprigionato 5300 anni fa.
Heavy Metal – Come il rame cambiò il mondo è il titolo della rassegna in corso al Museo di Bolzano e che resterà aperta due anni, sino al 14 gennaio 2018, proprio per raccontare un metallo che segnò un’era fondamentale per l’evoluzione umana, e che da allora è sempre stato protagonista della nostra vita. La Mostra, distribuita su una grande area di trecento metri quadrati, è presentata come un viaggio in cinque tappe che ripercorre dalla scoperta dello straordinario elemento sino alle nostre tasche, intendendo che oggi paghiamo con monete di rame. Le aree tematiche, sono dedicate all’utilità del rame, alle sue origini, all’innovazione, agli utilizzi e a questo si aggiunge un backstage archeologico interattivo di notevole interesse per il visitatore.
Il rame viene utilizzato dall’uomo da circa 12 mila anni ma nei primi millenni i minerali da cui era estratto venivano impiegati per realizzare collane o pigmenti colorati. Tremila anni dopo il suo sfruttamento si amplia ritrovandosi in forma di aghi e utensili. I primi reperti scoperti in Europa 7500 anni fa sono asce, cunei, lesine e arrivano dalla penisola balcanica. Dopo la pietra che battezzava l’età neolitica nella quale la selce era tutto, il rame rappresento un grande moltiplicatore delle possibilità creative, innescando altri e sempre più importanti cambiamenti nella vita dell’uomo.
Così, oltre alle sue particolarità scientifiche si può scoprire come il rame sia ancora oggi diffuso, ritrovandolo nei computer, nei cellulari, nei microchip e in tanti altri strumenti d’uso quotidiano. E nell’area che rappresenta la sua lavorazione e diffusione nei millenni si tocca con mano il vantaggio del suo utilizzo sin dai più antichi oggetti in rame dell’Alto Adige. In altre parti della mostra, invece, si incontra la vita dei protagonisti dell’età del rame: dalle gerarchie sociali al culto dei morti, dal vestiario dell’epoca al trasporto e alle innovazioni che hanno permesso lo sviluppo dell’agricoltura che iniziava a svilupparsi.
E nella zona “Backstage” i visitatori diventano archeologi per qualche ora sperimentando direttamente alcune metodologie (tra queste il metodo del radiocarbonio, il carbonio 14) impiegate dagli scienziati che indagano l’età dei reperti che scoprono. La mostra, curata dallo studio sudtirolese doc Office for Communication and Design, si offre come uno show multimediale e giocoso sull’età del rame con grandi proiezioni dinamiche su superfici estese (nella sala principale una raggiunge i dieci metri di lunghezza).
La scritta infuocata Heavy Metal accompagna il visitatore ricordando il metallo facilmente plasmabile con le fiamme calde. E grazie a centinaia di luci a led ogni dettaglio è luminoso trasmettendo il brillare del prezioso elemento. Nell’esposizione – è inutile dirlo – aleggia lo spirito del “padrone di casa”, Otzi, che invita idealmente ad accostarsi ai molti misteri della sua remota vita compreso quello dell’ascia di rame che portava con sé.
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