Questo patrimonio verde è diventato una meta turistica. Da vivere in molteplici modi. Accanto alle tradizionali passeggiate, sono nati parchi avventura tra le fronde, Spa nella foresta, piste ciclabili tra gli alberi, teleferiche che sorvolano le selve, percorsi da fare a dorso d’asino o in carrozza. Hanno preso piede anche nuove attività, dal dog walking (i sentieri attrezzati per passeggiare con i cani) ai treetours, itinerari dedicati alla scoperta dei 300 alberi monumentali e ultracentenari d’Italia. Oppure ancora, con il bosco ci si cura. Con fanghi, estratti vegetali, acqua e vapore. Come a La Réserve di Caramanico Terme, piccolo centro a 650 metri di quota nel cuore del Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo. Da questi monti nascono le acque più sulfuree d’Europa, conosciute già nel XVI secolo: Pisciarello, come lascia intendere il none, molto diuretica, Gisella e Salute, ricche di idrogeno solforato, ottimo per disinfiammare le vie respiratorie, stomaco, intestino, pelle. Nelle terapie hanno un ruolo fondamentale anche le piante, i cui principi attivi sono impiegati in una linea di cosmetici. Nell’albergo-Spa, un cubo in pietra e vetro circondato dalle cime della Majella, oltre ai trattamenti termali si possono provare pratiche orientali, la massoterapia, il water stretching, le tecniche di respirazione consapevole. Tra gli ultimi arrivati, il massaggio berbero (da concedersi dopo l’hammam), il taping (una tecnica che utilizza cerotti terapeutici per migliorare la circolazione venosa e linfatica) e il candle massage, manipolazione con burro vegetale ricavato dalla fusione di candele aromatiche. La Spa organizza anche escursioni nel Parco e passeggiate in compagnia di un erborista, per scoprire i segreti (culinari e terapeutici) delle erbe.
QUI FIORISCE LA SCARPETTA DI VENERE. OVVERO, L’ORCHIDEA SELVATICA
Sono boschi strani, quelli della Majella. Dove gli alberi stanno in verticale, abbarbicati alle pareti di calcare,asserragliati in profonde forre, chinati su vorticosi e stretti corsi d’acqua. Ogni passo costa fatica e la geografia vegetale accosta alberi ed essenze provenienti dai luoghi più disparati: dal Mediterraneo, dai Balcani e dal Nord Europa. Accanto a faggi e querce, pini mughi e roverelle, fioriscono le orchidee selvatiche (come la scarpetta di Venere) e altre specie.
I boschi della Majella hanno dato rifugio a briganti, eremiti e santi. Come il mistico Pietro da Morrone, papa Celestino V: eletto il 29 agosto 1294, “fece per viltade il gran rifiuto”, come scrive Dante nell’Inferno, e si dimise il 13 dicembre dello stesso anno. In cima alla Valle di Santo Spirito c’è l’eremo di San Bartolomeo in Legio, a cui si accede tramite una suggestiva scala scavata nella roccia. La costruzione, che risale al X secolo e fu rimaneggiata nel XIII, si trova su uno sperone roccioso di circa 50 metri. Poco distante, vicino al paese di Roccamorice, si erge il più bello degli eremi rupestri abruzzesi, quello di Santo Spirito. Anteriore all’XI secolo, è incastonato nel fianco della montagna: si cammina lungo le balconate e si visitano la chiesa, le celle dei monaci, la foresteria. L’impressione è quella essere in un piccolo borgo. Più difficile l’accesso l’Eremo di San Giovanni, nella Valle dell’Orfento: per raggiungerlo si deve salire una scala scavata nel calcare, poi si prosegue su un sentiero scolpito nella roccia, lungo 16 metri e largo meno di uno.
IL REGNO DELLE PASTE FATTE A MANO. PER I GOLOSI? I MACCHERONI ALLA CHITARRA
Molte escursioni nelle valli dell’Orfento e dell’Orta partono da San Vittorino, frazione alle porte di Caramanico Terme. Qui c’è la Locanda del Barone, una grande residenza che offre alcune camere per la notte e un ristorante dove gustare i sapori d’Abruzzo, a cominciare dalle paste fatte a mano: i maccheroni di grano di Solina con ragù di maiale nero, gli gnocchi di patate rosse del Morrone al sugo d’agnello, i maccheroni alla chitarra con le polpettine. Per provare i celebri maccheroni locali, conditi con zafferano e tartufo, si può prenotare a La Taverna de li Caldora, a Pacentro. D’obbligo anche un assaggio dei numerosi antipasti: salumi e formaggi, insalata di ovuli e pecorino, funghi in pastella, baccalà. Menu a tema invece a la Grotta dei Raselli, a Guardiagriele: qui si può scegliere tra una cena tutta pasta, o una piccola panoramica sui piatti della tradizione. Per il dessert, la Pasticceria Lullo, dove assaggiare (fresche di forno) le sise de moneche (i seni delle monache): tre monticelli, accostati a triangolo, di morbido pan di Spagna, farcito con crema pasticciera e spolverato di zucchero a velo, che si preparano secondo una ricetta segreta fin dall’Ottocento. Per comprare erbe aromatiche, zafferano dell’Aquila e preparati per risotti, polente e zuppe, si va da Fior di Maiella.
A Guardiagrele merita una visita il suo più imponente monumento, la Cattedrale di Santa Maria Maggiore. Costruita interamente in pietra della Majella, ha una facciata dalla forma inconsueta, a torre, con un portale elaborato. All’interno, custodisce opere di Nicola di Andrea di Pasquale, noto come Nicola da Guardiagrele, orafo e scultore originario della cittadina abruzzese, considerato uno dei grandi artisti del ‘400 italiano. Suoi sono il gruppo scultoreo dell’Incoronazione di Maria e la croce processionale nel museo della Cattedrale. leggi la versione inglese
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