Milano: un museo di sculture nel chiostro della Statale

ph: Valentino Albini

L’Università degli Studi di Milano si apre all’arte contemporanea. E sceglie la scultura come linguaggio per dialogare con il grande cortile barocco, opera del Richini, cuore della Ca’ Granda e dell’intera Università. Un gioiello della città da oggi valorizzato e restituito ai milanesi con opere site specific e installazioni all’aperto, firmate da artisti contemporanei, italiani e stranieri, e accessibili al pubblico (tutti giorni tranne la domenica) che potrà partecipare anche a visite guidate dagli studenti di storia dell’arte o beni culturali (ogni venerdì alle 17.30, il sabato alle 11). “La Statale Arte” è il nome del progetto, a cura di Donatella Volonté, che debutta con Mikayel Ohanjanyan (Yerevan, 1976), Leone d’oro con il Padiglione armeno alla 56. Biennale di Venezia. Durk è il titolo del suo intervento, tra cortile e loggiato superiore: due installazioni, entrambe realizzate a partire da cubi – forme semplici, ma potenti, come spiega l’artista – e ricchissime di riferimenti che spaziano dalla musica all’Armenia, con il suo paesaggio, la sua architettura, il suo alfabeto.

Nelle opere di Ohanjanyan il ritmo, l’alternarsi di pieni e di vuoti, è un elemento chiave, che conserva la memoria del ritmo naturale dell’Altopiano armeno. In Tasnerku + 1, l’installazione nel cortile d’onore, la cadenza delle 13 pietre è un’eco di quella dei 223 megaliti di Karahunj, sito archeologico nel sud dell’ Paese, il cui nome deriva dalle “pietre parlanti”, ovvero dal suono del vento attraverso i fori dei menhir. Così il basalto, pietra lavica usata dall’artista per le installazioni milanesi, rimanda non solo ai megaliti di Karahunj ma in generale al paesaggio e all’architettura dell’Armenia.

Sobria ma d’impatto anche l’altra installazione, Dur, che in armeno significa porta, realizzata per il loggiato e costituita da due cubi imponenti, tesi da corde e tenuti in equilibrio da un altro cubo, più piccolo, bianco e forato al centro, posto in mezzo ai due elementi. Una riflessione sulla musica, in particolare sul concetto di dissonanza che in molte culture è rappresentata appunto come una porta, ma anche un omaggio all’Università, intesa come accesso e passaggio al mondo della conoscenza.

Fino 19 marzo, Università degli Studi di Milano,Cortile della Ca’ Granda, Via Festa del Perdono 7.

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